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Proposte contro le culle vuote

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Si è conclusa a Roma, al Complesso del Campidoglio, la terza Conferenza nazionale sulla famiglia. L’evento, organizzato dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri col supporto dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, ha visto la partecipazione di importanti esponenti politici – tra i quali il premier Paolo Gentiloni, il Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, il sindaco di Roma Virginia Raggi, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e quello dell’Istruzione Valeria Fedeli – insieme alle organizzazioni nazionali della società civile che operano nel campo delle politiche per la famiglia.

Cinque gruppi di lavoro

Cinque i temi trattati in altrettanti gruppi di lavoro coordinati dai membri del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Famiglia: centralità del ruolo delle famiglie come risorse educative; crisi demografica e rapporto fra il quadro nazionale e le tendenze internazionali; evoluzione della famiglia fra diritto e società; armonizzazione famiglia/lavoro e nuove politiche di welfare; proposte e prospettive per un fisco a sostegno delle famiglie.

La posizione dell’Apg23

Tra le organizzazioni intervenute c’era anche la Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, attiva da oltre 40 anni nel portare avanti il progetto di solidarietà di “nonno Oreste”: essere famiglia con chi non ce l’ha.

In Terris propone l’intervento di Enrico Masini, referente nazionale del Servizio Famiglia e Vita ApgXXIII, sul tema “Armonizzazione famiglia/lavoro e nuove politiche di welfare”. Le soluzioni proposte – se accolte – sarebbero di grande aiuto a quei genitori che fanno salti mortali per gestire crescita dei figli, necessità economiche e tempi di lavoro dovendo spesso sottostare a rinunce o compromessi.

“Abbiamo scelto di fare un intervento e di essere presenti come famiglia (Masini ha partecipato all’evento insieme alla moglie in dolce attesa e alcuni dei suoi 6 figli ndr) visto che è una conferenza sulla famiglia e speriamo che lo sia anche per la famiglia. Noi facciamo parte della comunità papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi; nello specifico, io coordino tutte le attività a sostegno delle maternità difficili, quindi di quelle donne in difficoltà tali da pensare all’aborto. Ad ognuna di loro, diamo un contributo che possa portare serenità e condizioni dignitose per l’accoglienza del bambino”.

Reddito di inclusione

Masini ha poi ripreso il concetto in precedenza espresso dal premier Gentiloni, che era intervenuto a inizio lavori descrivendo la famiglia come “un ancoraggio straordinario, fattore fondamentale di coesione”. Il capo del governo aveva sottolineato che il “reddito di inclusione” rappresenta “uno strumento importante nella lotta alla povertà” annunciando che, nella prossima legge di bilancio, il governo “punta ad arricchirlo“.

“Gentiloni – ha esordito Masini – ha fatto riferimento al reddito di inclusione sociale dicendo ‘Questo è un buon inizio e c’è la possibilità di integrarlo nella prossima legge di bilancio’. Da un lato è interessante notare come la gravidanza, grazie a questa possibilità del sostegno economico, sia diventata un fattore di inclusione; però – dall’altro lato – sembra che non lo rappresenti per il periodo immediatamente successivo, quello del parto e dei primi mesi di vita”.

Il reddito di inclusione (Rel), infatti, consiste in un assegno mensile di importo variabile dai 190 fino ai 485 euro in caso di famiglie molto numerose per una durata massima di 18 mesi. A beneficiarne saranno i nuclei con un Isee non superiore ai 6 mila euro dando la priorità a quelli in cui siano presenti figli minorenni o disabili, disoccupati over 55 e donne in stato di gravidanza.

“Noi sappiamo – ha commentato Masini – che almeno per i primi tre mesi dalla nascita del figlio è vietato lavorare, poiché c’è la maternità obbligatoria. Nella pratica, quello della nascita di un figlio è un periodo della vita in cui le istituzioni non danno alcun sostegno economico”.

Ne deriva che se nel nucleo familiare non c’è un “supporto altro”, vale a dire un padre lavoratore o altre entrate economiche, la famiglia può trovarsi in gravi problemi di ristrettezze, tanto da far desistere nel desiderio di avere altri figli. Da qui, la proposta di inserire anche i primi tre mesi dopo il parto nel reddito di inclusione.

Ruolo genitoriale cruciale

Ma il progetto della Comunità va ben oltre un supporto economico, seppur necessario, alle neo mamme.

“Bisogna fare di più – ha spiegato Masini –. E’ tempo di riconoscere il ruolo sociale dei genitori”. E’ necessario, h aggiunto, superare l’idea preconcetta secondo la quale il fare figli rientra solo nella sfera del “desiderio personale, dunque da posticipare a quando ‘non darà fastidio’ in ambito lavorativo”; il ruolo sociale della figura genitoriale, invece, “oggi è una necessità assoluta per la nostra società, che rischia di andare verso l’estinzione“.

Deficit italiano

Masini ha preso spunto dagli ultimi dati Istat sul rapporto tra il numero dei nati vivi e dei decessi in Italia nel primo trimestre 2017: le morti sono aumentate del 15 per cento, i nati sono ancora in calo rispetto al 2016 (-2,6%) e il saldo è negativo di 346 mila unità. Un record così basso da spingere Avvenire a parlare di “vero deficit italiano”.

Lavoro di cura da valorizzare

Ma una possibilità per sostenere l’incremento demografico e le famiglie esiste.

“La base di partenza è quella di riconoscere ai genitori il ‘lavoro di cura’, in primis alla madre“. Nel lavoro di cura sono compresi tutti quei servizi svolti da donne (madri, mogli, sorelle…) a favore di soggetti non indipendenti, come bambini, anziani e disabili, all’interno delle mura domestiche. Il tutto senza nessun riconoscimento né economico né giuridico. “Non voglio fare discriminazioni di genere: io ho provato a rimanere incinta, – ha ironizzato -. ma non ci sono riuscito! Va riconosciuto che il contributo maggiore viene obiettivamente dato dalle donne”.

“Il lavoro di cura – ha rimarcato – è un lavoro vero; ma, ad oggi, non è retribuito e non ha contributi pensionistici. Il primo passo è dunque riconoscerlo come un lavoro vero: donne (e uomini) lavoratori che si dedicano all’accudimento dei figli, compito fondamentale per la nostra società”.

La proposta della Comunità Papa Giovanni XXIII

“La proposta che sosteniamo come Comunità Papa Giovanni XXIII e che chiediamo essere inclusa nelle proposte finali del Convegno è quello di un reddito minimo a partire dalla gravidanza e fino ai 3 anni di vita del bambino di 800 euro al mese”, ha concluso Masini, accompagnato dall’applauso dell’auditorio.

Una proposta che si spera non cada nel nulla perché, aiutare concretamente la famiglia, equivale a sostenere la crescita demografica e il futuro dell’Italia.

Milena Castigli: