“Del Congo se ne parla sempre poco. Nonostante tutto. Questo forse ci fa capire che al momento, nel Paese, ci sono delle partite che però devono essere giocate lontane dai riflettori dell’opinione pubblica mondiale“. A dirlo è il dottor. Luca Mainoldi, responsabile del settore Africa per l’Agenzia Fides che Interris.it ha intervistato in seguito all’attentato in Congo dove sono rimasti uccisi l’ambasciatore italiano, Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci, e l’autista della vettura. Erano impegnati in una missione umanitaria del World Food Programme per visitare il programma di distribuzione di cibo nelle scuole del Wfp a Rutshuru. L’imboscata è avvenuta nei pressi di Goma, nel Nord Kivu.
Con il dottor Mainoldi, Interris.it ha cercato di fare un quadro della situazione in cui versa la Repubblica Democratica del Congo, delle cause che infiammano i conflitti interni e di come la popolazione sta vivendo.
Dottor Mainoldi, qual è l’attuale situazione nella Repubblica Democratica del Congo?
“A livello politico ci sono problemi legati a un passaggio di poteri da un presidente all’altro. Kabila padre, era un ex guerrigliero e aveva conquistato quello che prima si chiamava Zaire, poi ribattezzato Repubblica Democratica del Congo. Fu ucciso in un attentato che è considerato un po’ un mistero e il suo posto era stato occupato del figlio, Joseph Kabila, al potere fino a gennaio 2019. Ora c’è stato un nuovo cambiamento, con un nuovo presidente, Félix Antoine Tshilombo Tshisekedi, che ha difficoltà a tenere insieme la maggioranza. Il Nord Kivu dove sono stati uccisi l’ambasciatore Luca Attanasio, e il carabiniere Vittorio Iacovacci, e il loro autista, è un’area fortemente destabilizzata anche per la presenza di molti gruppi armati, alcuni di origine locale altri vengono dall’estero, in particolare dall’Uganda e dal Rwanda. Questi Paesi hanno delle mire territoriali su questa parte del Congo perché una parte della popolazione è di origine ruandese, ma soprattutto perché è una zona ricca di materie prime come il coltan, petrolio, cobalto, diamanti e oro”.
Questi gruppi di milizie come riescono a finanziarsi?
“Sopravvivono, molto spesso, grazie allo sfruttamento illegale delle risorse naturali che vengono veicolate e venduto attraverso i Paesi confinanti, in particolar modo il Rwanda. Quest’area è particolarmente destabilizzata a causa della predazione delle risorse. Anche il governo congolese, o meglio, le autorità congolesi, sono un po’ complici di questo sfruttamento illegale. Per cui non sempre è facile capire quali sono le complicità sotterranee che ci sono fra le varie forze”.
L’ambasciatore Attanasio e il carabiniere Iacovacci erano in viaggio in una missione senza scorta in quanto l’area in cui dovevano transitare era ritenuta sicura…
“Loro hanno attraversato il parco del Virunga dove, a quanto pare c’è una lotta per il controllo di questa zona. Forse, si sono un po’ troppo fidati, di quello che hanno detto le autorità del posto. In tutta quella zona c’è una presenza molto forte dei vari gruppi armati. Se ne parla molto poco, soprattutto quando ci sono rapimenti o uccisioni di occidentali, ma quasi ogni settimana ci sono attacchi armati contro villaggi. Non accade in tutto il Nord Kivu, ma ci sono zone a forte rischio sicurezza. In questo caso bisogna capire bene – almeno dalle prime informazioni che abbiamo risulta che l’attacco sia stato abbastanza violento – se si è trattato di un ‘incidente di percorso’ o se sotto ci sia qualcos’altro. Perché uno di quei gruppi armati lì presenti, di origini ugandesi, stiamo parlando dell’Adf Nalu (Alleanza delle forze democratiche), si dice si sia affiliato al sedicente Stato Islamico. Si tratta di un gruppo che ha assunto una connotazione jihadista. Ancora, però, non si sa chi ha colpito il nostro ambasciatore. Ripeto, è da capire bene se si è trattato di una fatalità o di un disegno di tipo politico”.
Il Congo è, come dicevamo prima, molto ricco di risorse minerarie, ma ha anche una foresta pluviale da cui si ottiene legname pregiato. La popolazione vivrebbe in condizioni sicuramente migliori se il Paese ricevesse il giusto pagamento per l’estrazione di questi materiali.
“Le risorse più importanti sfruttate da questi gruppi sono quelle minerarie. Il problema del Congo è proprio questo, oltre l’alto tasso di corruzione generale. Le risorse sono sfruttate a favore di altri: dalle multinazionali a questi gruppi che le esportano attraverso altri Paesi. Ovviamente, in questo modo la popolazione locale non ne trae beneficio, m viene penalizzata. Per estrarre alcuni di questi materiali si creano anche dei danni ambientali non indifferenti, in quanto si usano dei veleni come l’arsenico o il mercurio o il cianuro. Forse il problema principale del Congo è proprio questo: è un Paese ricchissimo, ma questa ricchezza non va a beneficio della popolazione”.