Pa protezione dei bambini nel nordest della Siria e nel Paese deve essere la priorità in ogni momento”. A chiederlo è l’Unicef mentre nel nordest della Siria le violenze si acuiscono, esponendo migliaia di bambini “a un imminente rischio di essere feriti, uccisi e sfollati, soprattutto nelle aree di Ras al-Ain e Tal Abiad” e la necessità da parte degli organi internazionali di adoperarsi per proteggere i “bambini siriani e le infrastrutture civili dalle quali essi dipendono, secondo il diritto internazionale umanitario e i diritti umani”.
Sfollati interni
Alcune delle persone sfollate sembra si stiano dirigendo verso la città di Al Raqqa (90km a sud di Tal Abiad), mentre la maggior parte si sta dirigendo verso altre città comprese Ampuda, Al Derbasiya, Tal Tamer e Hassakeh (75 km circa a sud est di Ras al-Ain). Gli sfollati interni ad Hassakeh sono per la maggior parte ospitati dalle comunità locali, oltre che nei rifugi collettivi nelle scuole e negli edifici in costruzione, afferma Unicef che mantiene la sua presenza a Qamishli. “Un’escalation di violenze nell’area avrà probabilmente serie conseguenze per gli operatori umanitari nel fornire protezione e assistenza a migliaia di bambini vulnerabili” dichiara l’Unicef che ricorda che “l’unica soluzione a questo conflitto in Siria è quella politica. La protezione dei bambini nel nordest della Siria e nel paese deve essere la priorità in ogni momento”.
L'appello della Caritas
Anche la Caritas italiana si appella al Governo italiano, all’Unione europea e a tutta la Comunità internazionale “affinché si faccia tutto il necessario per interrompere, senza condizioni, l’ennesimo eccidio e ristabilire il rispetto del diritto internazionale”. “Con il beneplacito di alcuni Stati – denuncia la Caritas, in una nota oggi riportata dal Sir – si è consumata l’ennesima violazione del diritto internazionale, ormai calpestato sistematicamente in una guerra che dura da oltre 8 anni e che ha trasformato il suolo siriano nel campo di battaglia di una guerra infinita tra potenze regionali”. Tutta la rete Caritas, già operante da anni nel Paese, “si sta mobilitando per essere pronta a rispondere a questa nuova emergenza umanitaria”. In particolare, si legge nella nota, “le Caritas di Aleppo e Hassake, con il sostegno di Caritas italiana e di altre Caritas estere, si stanno organizzando per riuscire a rispondere alle molteplici necessità in un contesto sempre più difficile e pericoloso”. “Il popolo siriano, piagato da quasi nove anni di guerra che hanno causato morte, distruzione e povertà, ha bisogno di pace per ricostruire la propria vita con dignità”, conclide la nota.