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Primo caso di “morte assistita” in Italia

Patrizia Cocco, 50 anni nei prossimi giorni, ha scelto di mettere fine alla sua vita confermando davanti ai medici la volontà di spegnere il respiratore che la teneva in vita. 

Il primo caso in Italia

Si tratta del primo caso di morte assistita in Italia dall'entrata in vigore della nuova legge sul biotestamento, il 31 gennaio scorso. Malata di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) dal 2012, Patrizia è morta nella sua casa di Nuoro dopo aver manifestato per quattro volte – così come prescrive la legge – davanti ad un'equipe di medici e due testimoni, la volontà di rinunciare alla ventilazione meccanica. La procedura è stata avviata lo scorso sabato intorno all'una alla presenza, oltre che dei testimoni, di psicologo, palliativista, rianimatore, anestesista e medico di base. A Patrizia è stata praticata la sedazione profonda per poi essere “estubata”. Domenica si sono svolti i funerali, nella chiesa di San Domenico Savio, a Nuoro. 

La malattia di Patrizia

Patrizia, ha combattuto per cinque anni contro la Sla, una malattia neurodegenerativa progressiva. Ha provato, purtroppo senza buon esito, di entrare in un progetto sperimentale di cura al Niguarda di Milano. Successivamente il suo legale si era rivolto a un giudice tutelare di Nuoro per ottenere l'autorizzazione per l'assistenza medica, ma l'approvazione della nuova legge sul biotestamento, ha anticipato la decisione del magistrato.

La storia della legge

La legge sul Biotestamento, approvata a dicembre ed entrata in vigore tre giorni prima che Patrizia Cocco perdesse la vita, ha una storia lunga e tormentata in Italia. Bisogna tornare indietro di almeno 12 anni per risalire alle origini del dibattito, precisamente alla morte di Piergiorgio Welby. Affetto da una grave forma di distrofia degenerativa, militante del Partito Radicale, l'uomo chiese che gli venisse staccata la spina che lo teneva in vita. L'allora ministro della Salute, Livia Turco, chiese l'intervento del Consiglio superiore di sanità, che diede però parere negativo. Il 20 dicembre 2006 a Welby fu staccato il respiratore da un medico che per questo suo gesto venne assolto dall'Ordine dei medici.

Il dibattito si rinfocolò nel 2009, intorno al capezzale di Eluana Englaro, costretta allo stato vegetativo da 17 anni per un incidente stradale. Il padre fece una battaglia affinché a sua figlia venissero staccate le spine che culminò con la sentenza della Corte d'Appello di Milano che diede l'autorizzazione. In seguito diverse proposte furono confezionate, ma tutte si sono arenate in Parlamento. Fin quando, dopo un altro fatto tragico, la morte in Svizzera del giovane italiano Dj Fabo, il dibattito è tornato d'attualità e la maggioranza di governo di centro-sinistra si è impegnata per far approvare la legge sul Biotestamento.

Diversi, tuttavia, i pareri contrari. In particolare, è stato rilevata la mancanza di un esplicito riferimento al diritto all'obiezione di coscienza da parte dei medici, che si vedono così costretti ad eseguire la volontà del paziente anche quando contrasta con la propria etica professionale.

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