Se il lavoro per molti giovani resta ancora un miraggio, quello stabile è ormai un'utopia. A lanciare l'allarme è Unioncamere, che ha offerto un'istantanea sul mondo del lavoro basandosi su un'indagine relativa alla domanda di lavoro delle imprese. Sono state analizzate le esigenze di figure professionali elaborate dalle aziende del Lazio nei primi mesi del 2018 e ne deriva che di 45mila persone in entrata nel mondo del lavoro, oltre 30mila sono chiamate a ricoprire mansioni non qualificate.
Come riferisce La Repubblica, “non stupisce allora se – sul totale dei 45mila ingressi nel mondo del lavoro laziale (la quasi totalità concentrata nella città metropolitana) – le persone assunte per ricoprire un ruolo di dirigente siano state appena 140; 60 i medici; 60 i farmacisti; poco più di 800 ingegneri. Le porte sono state invece spalancate per tutti gli altri, purché servissero per coprire mansioni a basso valore aggiunto. Oltre 4mila commessi, 2mila conduttori di mezzi di trasporto, 4.500 addetti alle pulizie, 3mila camerieri, e diverse migliaia di operai non specializzati hanno invece trovato lavoro, precario, incerto, ma sempre lavoro“.
Ad alimentare l'allarme, la Cgil, la quale denuncia che il 60% dei nuovi contratti aperti nel corso del 2017 avevano una durata tra 1 e 30 giorni, e il 30% addirittura per un solo giorno. Un dato che ben si accoppia con quello dei contratti a tempo indeterminato conclusi nel 2017 e non sostituiti da nuovi che hanno sfiorato i 40mila.