Cyberbullismo, sexting, revenge porn, hate speech: è ampio il dizionario, rigorosamente in lingua inglese, delle insidie prodotte dall’accesso dei minori ai contenuti in rete per soli maggiorenni. Gli esperti lanciano l’allarme ormai da anni, ma la consapevolezza della società civile resta ancora incompleta; in tanti sottovalutano i rischi derivanti dall’essere imbevuti di cultura pornografica fin dalla più tenera età. Sulla questione viene sollevato un velo domani, giovedì 7 febbraio, in Senato. Su iniziativa della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, si tiene la conferenza dal titolo “Pornografia, minori e sicurezza in rete”. Esponenti del mondo medico, delle forze dell’ordine e della magistratura, della politica e dell’associazionismo famigliare, nonché i rappresentanti istituzionali delle maggiori compagnie telefoniche e delle aziende tecnologiche, si ritroveranno per analizzare lo stato della situazione, individuare le maggiori criticità del sistema di controlli e proporre soluzioni normative efficaci per porvi rimedio. Tra i relatori anche il direttore di In Terris, don Aldo Buonaiuto.
Sottovalutazione del rischio: l'allarme del Moige
“Ci arrivano da tutta Italia numerose segnalazioni di denuncia per il fatto che degli adulti, in sfregio alla legge e all’etica, vendono prodotti nocivi ai minori: si tratta, a nostro avviso, di una forma di violenza”. Così ad In Terris Antonio Affinita, direttore generale del Moige, il Movimento italiano genitori, tra i relatori della conferenza di domani. Il Moige ha presentato nelle scorse settimane “Venduti ai minori”, un’indagine sull’accesso di chi ha meno di 18 anni ad alcol, tabacco, cannabis, azzardo, videogiochi +18 ed appunto pornografia. Dallo studio emerge che “vengono sottovalutati i rischi psicologici connessi a un’ipersessualizzazione dei minori”, infatti “il 35% degli intervistati ritiene che non vi sia alcun rischio nel vedere immagini e filmati porno, ed il 26% che i rischi siano pochi. Solo il 17% dice che possono essere molti”. Secondo Affinita, “non è solo una questione morale, bensì didattica, educativa e valoriale: difficile per un minore capire cosa sia l’affettività e l’amore attraverso la pornografia, così come è difficile comprendere cosa sia il rispetto per la donna”. Il presidente del Moige sottolinea che “un minorenne su due si affaccia al porno: è un numero enorme, che noi crediamo sia persino sottostimato”. È per questo – il suo appello alle istituzioni politiche – che “bisogna far sì che nel momento in cui viene dato un cellulare a un minorenne, l’accesso a determinati siti sia impedito. Stesso principio deve valere per le wi-fi – aggiunge -: quando entrano in un’abitazione dove ci sono genitori con figli minori, l’accesso al porno non deve essere consentito, se non su richiesta esplicita da parte di un adulto e per uso personale”. Importante, in una società in cui l’asticella del pudore tende pericolosamente ad abbassarsi, anche il lavoro culturale. “I genitori – afferma il direttore del Moige – devono anzitutto testimoniare ai figli l’amore e la delicatezza tra marito e moglie, poi devono controllare i siti su cui navigano i figli, infine devono parlare loro con franchezza di temi di natura sessuale. L’importante – precisa – è non mettere la testa sotto la sabbia”. Affinita inoltre tiene a fare una precisazione: “Dobbiamo riconoscere che i genitori italiani hanno una particolare attenzione su questi temi, non è un caso che alcune conseguenze dell’ipersessualizzazione sono meno tragiche in Italia che in altri Paesi europei, mi riferisco ad esempio all’aborto minorile, il cui tasso è cinque volte inferiore rispetto a quelli di Inghilterra e Francia”. Il fatto che l'Italia rappresenti ancora un argine al dilagare della pornografia, non deve però far abbassare la guardia.
Pillon: “Ecco come intervenire”
“È acclarato dalla ricerca medico-scientifica che la pornografia può creare una forte forma di dipendenza nei minori, allontanandoli dalla sana relazionalità e facendo scaturire disagi psico-affettivi”, avverte su In Terris il sen. Simone Pillon (Lega), vicepresidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza. “Nel corso della conferenza di domani – prosegue – verrà spiegato da alcuni esperti come l’esposizione alla pornografia può produrre alterazioni biochimiche e anatomiche, rilevabili ed evidenti: insomma, alcune parti del cervello rischiano di non svilupparsi”. Dati che fanno raggelare il sangue. Pillon ricorda inoltre che “l'uomo ha una conformazione mimetica della personalità, è portato all’imitazione: dunque, soprattutto un minore, che ha un auto-governo imperfetto di sé, rischia di finire per riprodurre le dinamiche che avvengono nei filmati pornografici che guarda”. Come intervenire per tutelare i minori? “A livello normativo esistono i margini per intervenire sull’accesso incontrollato e l’abuso di materiale pornografico da parte dei minori, che per altro è vietato dalla legge”, afferma Pillon. Secondo lui in primo luogo “vanno inasprite le sanzioni nei confronti di ciò che è pedo-pornografia, poi vanno dati strumenti adeguati alla polizia postale perché possa colpire con efficacia siti con server estero e vanno rese più fluide le collaborazioni con i Paesi stranieri per rendere efficace la prevenzione”. Ma non solo. Il senatore del Carroccio auspica “una sinergia tra pubblico e privato”, cioè “una collaborazione con i produttori di device (telefonini, tablet e pc), con i gestori dei motori di ricerca e con gli operatori telefonici per offrire un valido filtro all’accesso al web dei minori”. Pillon sottolinea che non tutti i genitori sono capaci di utilizzare le nuove tecnologie, pertanto anche chi ha meno dimestichezza con cellulari e affini deve essere messo “nelle condizioni di decidere su quali siti possano andare i propri figli e su quali non è bene che navighino”.
Il link per registrarsi e partecipare all'evento: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-pornografia-minori-e-sicurezza-in-rete-55632101112