Pesca: il granchio blu diventa il killer dei mari italiani

L'intervista di Interris.it alla dottoressa Daniela Boriello, responsabile di Coldiretti Impresapesca, sul problema dei granchi blu nei mari italiani

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A destra la dottoressa Daniela Boriello. Foto: georg-eiermann-OvmBrrQwkD0-unsplash

Il granchio blu si conferma il killer dei mari, devastando gli allevamenti di vongole e di cozze e facendo piazza pulita anche di ostriche, telline, altri crostacei e pesci come sogliole e cefali. Una minaccia mortale per un settore, quello dell’acquacoltura, che è uno dei fiori all’occhiello della pesca made in Italy, con un valore della produzione di circa mezzo miliardo di euro.

L’intervista

Interris.it ha parlato di questo delicato problema don la dottoressa Daniela Boriello, responsabile di Coldiretti Impresapesca, associazione che raggruppa le diverse imprese dell’acquacoltura ed alcune della pesca.

Dottoressa Boriello, già lo scorso anno si era parlato del granchio blu. Cosa è accaduto quest’anno tanto da definire la situazione un’emergenza?

“Nel corso del 2023 si è riprodotto in modo esagerato e ha portato alla distruzione dell’80% della produzione di vongole. Gli esemplari di granchio sono migliaia e sono anche di taglia molto piccola. Ciò fa sì che tutti i pescatori che si erano attivati per proteggere i propri impianti con delle recinzioni fatte da una maglia di circa cinque millimetri, devono trovare un’atra soluzione in quanto i granchi più piccoli riescono a fuoriuscire”.

Cosa rende i molluschi le prede preferite?

“Semplicemente perché sono più facilmente afferrabili con le chele. A partire dalla primavera 2023 e tutt’oggi, sia nel versante veneto che in quello emiliano, la produzione di vongole è stata praticamente azzerata, con il predatore in grado di frantumare letteralmente i gusci dopo averli tirati fuori dalla sabbia dei fondali”.

Quale sono le aree in Italia più colpite?

“Il delta del Po è la zona dove la presenza del granchio blu sta causando maggiori danni, in quanto si tratta di un’area dove c’è un numero maggiore di molluschi. Questa situazione si ripercuote su un intero settore e su oltre 2.000 famiglie, dato che un gran numero di dipendenti delle cooperative e dei consorzi si trovano in cassa integrazione”.

La presenza del granchio blu fa oramai parte della normalità. Come possiamo convivere con questo “killer”?

“Si tratta di una specie che si riproduce molto velocemente per cui il primo passo è quello di avere le risorse adeguate per poterne pescare un numero sempre maggiore. Inoltre, potendone avere in grande quantità si si deve anche attivare un’adeguata promozione del suo consumo, che coinvolga anche il settore della grande distribuzione e i ristoranti. Se infatti non viene commercializzato, il pescatore che lo pesca lo deve smaltire con dei costi a suo carico. Ad oggi per esempio c’è anche un granchio che arriva dagli oceani americani ed alcune aziende si sono attrezzate per esportarlo all’estero, ma si tratta di uno scenario ancora in una fase del tutto embrionale”.

Cosa si deve fare per far ripartire la coltivazione di cozze e vongole?

“Innanzitutto c’è bisogno di risorse per acquistare i semi che, oltre ad essere rari, hanno anche un costo molto alto. Inoltre, si può procedere con una riproduzione artificiale in incubatoi, ma anche in questo caso per far ripartire degli impianti, fino ad oggi in disuso, servono delle cospicue e adeguate risorse”.