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Parte la battaglia contro chi registra i figli dell'utero in affitto

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Appena qualche giorno fa in Canada è stato riconosciuto da un giudice a tre persone – due uomini e una donna – di essere i genitori di un bambino. Il piccolo, dunque, per l’anagrafe dello Stato canadese in questione, avrà due papà e una mamma. Il singolare caso potrebbe in futuro diventare una regola, secondo gli attivisti di Generazione Famiglia, di CitizenGo e secondo il senatore della Lega Simone Pillon. Il loro ragionamento è che, se si slega il concetto di famiglia dalla vocazione riproduttiva di un uomo e una donna, allora ogni tipo di aggregazione umana può essere riconosciuta come famiglia. Il tutto – aggiungono – violando il supremo diritto del bambino a crescere con una mamma e con un papà nonché foraggiando la pratica dell’utero in affitto.

Gli esposti

Per neutralizzare questo epilogo anche in Italia, c’è chi si sta impegnando in prima linea. Ieri CitizenGo e Generazione Famiglia hanno presentato cinque esposti alle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Milano, Torino, Firenze, Bologna e Pesaro circa le iscrizioni anagrafiche di figli nati da “due madri” e “due padri” compiute e politicamente rivendicate da alcuni sindaci. Ad aver aperto la breccia è stato il sindaco di Torino, Chiara Appendino, che il 20 aprile scorso a favor di telecamere ha firmato l’atto che riconosce un bambino, nato in Italia, come figlio di “due madri”. Lei stessa ha dichiarato di aver “forzato la mano” per compiere questo gesto. Quindi è consapevole di aver trasgredito la legge. Ecco allora che i promotori degli esposti contestano ai sindaci come la Appendino “l’abuso del potere istituzionale amministrativo non discrezionale a fini politico-ideologici, contro la legge vigente, come scorciatoia per il pieno sdoganamento culturale, prima che giuridico, delle pratiche di filiazione oggi precluse: procreazione medicalmente assistita anche per coppie di donne e maternità surrogata per coppie di uomini”. Del resto – aggiungono – “la legislazione vigente riconduce senza eccezione la genitorialità alla dualità maschile-femminile”, come ribadito anche dalla Corte costituzionale con una sentenza del 2014.

La conferenza di oggi

In una conferenza in Senato, promossa da Pillon, CitizenGo e Generazione Famiglia hanno annunciato presto presidi e flash mob davanti ai Comuni in cui sono avvenute queste trascrizioni con dei carrelli contenenti bambolotti a mo’ di denuncia della compravendita di bambini attraverso l’utero in affitto. Ed hanno fatto appello al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, “di provvedere con urgenza ad incaricare le Prefetture competenti dell’annullamento degli atti anagrafici illegittimi”. Appello – sottolineano – sostenuto con petizione on-line sulla piattaforma CitizenGo e sottoscritta finora da oltre 20mila persone. La battaglia passa ora sugli scranni del Senato. Tra chi è pronto a sostenerla, molti erano presenti oggi alla conferenza: oltre a Pillon, c’erano Maurizio Gasparri (Forza Italia), Isabella Rauti, Andrea De Bertoldi e Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia), Alessandro Pagano e Raffaella Marin (Lega). Presente anche Domenica Spinelli, sindaco di Coriano, nell’entroterra riminese, che si è opposta all’iscrizione all’anagrafe di un bambino come “figlio” di una coppia omosessuale.

Iscrizioni e utero in affitto

Pillon ha ribadito che la questione è strettamente legata a quella del contrasto all’utero in affitto, ha dunque annunciato che “faremo di tutto perché i bambini in Italia non siano compravenduti e non vengano legittimate situazioni frutto di reati come l’utero in affitto”. Per questo egli ha presentato una mozione che impegna il Governo a riconoscere e ad attivarsi in tutte le sedi nazionali affinché questa pratica sia considerata “reato universale”, cioè “sia perseguibile anche se commesso all’estero”. Nota finale di Maria Rachele Ruiu, di Generazione Famiglia, la quale ha sottolineato la giusta afflizione che procurano le immagini dei bambini separati dai propri genitori al confine tra Messico e Stati Uniti. Lo stesso sdegno – ha rilevato – è causato nel momento in cui i bambini sono strappati dall’abbraccio della mamma subito dopo il parto, per essere consegnati ai committenti dell’utero in affitto.

Federico Cenci: