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OPS: la campagna Unicef contro le discriminazioni

La campagna OPS, spiegata a Interris.it da Nicola Dell'Arciprete, coordinatore risposta in Italia, ufficio Unicef per l'Europa e l'Asia Centrale

I pregiudizi possono portare alla discriminazione che può essere definita come un comportamento che condiziona i nostri atteggiamenti e che mette in atto un’esclusione non motivata in base a una caratteristica non rilevante di una persona o di un gruppo. Le discriminazioni possono portare a conseguenze molto gravi e per questo motivo è fondamentale eliminarle nel nascere.

L’app OPS

Si tratta di uno strumento lanciato dall’Unicef per rilevare i pregiudizi inconsci che ogni individuo assimila inconsapevolmente dalla società in cui vive. L’acronimo “OPS” sta per “La tua Opinione, oltre ogni Pregiudizio, contro gli stereotipi“, è legata all’omonima campagna che mira a contrastare ogni forma di discriminazione. L’applicazione è stata progettata come un gioco di reazione, in cui gli utenti devono etichettare una serie di volti, creati dall’intelligenza artificiale, in base ad aggettivi specifici. Gli utenti verranno invitati a riflettere sulle loro reazioni istintive, a confrontarsi con i loro pregiudizi inconsci e a capire come i propri modelli di riferimento determinano il nostro modo di giudicare gli altri.

L’intervista

Il dottor Nicola Dell’Arciprete, coordinatore risposta in Italia, ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia Centrale, ha spiegato ad Interris.it la campagna OPS e le caratteristiche dei pregiudizi, che molto spesso si nascondono nella parte più inconscia di ognuno di noi.

Dottor Dell’Arciprete, in che cosa consiste questa campagna?

“OPS è pensata e costruita per e con adolescenti e giovani che convivono in una condizione di discriminazione. La campagna prevede una serie di iniziative di sensibilizzazione, tra cui quella di un’accademia per giovani attivisti che dal 2021 ha già coinvolto oltre 300 giovani. I loro messaggi e contenuti social di sensibilizzazione su pregiudizi e discriminazione hanno raggiunto più di 5 milioni di persone. Inoltre, con il patrocinio dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), promuoviamo la raccolta di dati e di informazioni sui pregiudizi e le discriminazioni in Italia. Abbiamo poi lanciato una web app che consente di rilevare i pregiudizi inconsci e, nel 2024 è prevista una ricerca sulle attitudini dei giovani che vivono in Italia nei confronti dei propri coetanei con un background migratorio”.

Da dove nascono i pregiudizi?

“Dalla tendenza, tipicamente umana, di ragionare per categorie. Tutti noi, indipendentemente dal nostro grado di istruzione, dal nostro status sociale, o dalla nostra provenienza, tendiamo a raggruppare il mondo e le persone intorno a noi in categorie in base alle informazioni che, consapevolmente o inconsapevolmente, apprendiamo dall’ambiente in cui siamo cresciuti e dai modelli che ci circondano. Questi pregiudizi possono anche essere alimentati dai media o dal contesto educativo che abbiamo frequentato”.

Chi sono i soggetti più colpiti?

“Sono le stesse persone che, storicamente, hanno vissuto e vivono varie forme di discriminazione come le persone migranti, le donne, i disabili e le minoranze religiose. In ognuno di questi casi, gli adolescenti e i giovani rappresentano la categoria più vulnerabile. Gli effetti dei pregiudizi possono essere molto gravi in quanto è proprio durante l’adolescenza che ognuno di noi inizia a sviluppare la propria identità e l’autostima”.

Come si superano i pregiudizi?

“Innanzitutto è fondamentale comprendere che tutti noi abbiamo dei pregiudizi. Lo step successivo è capire da dove provengono e in questa fase è anche molto importante scegliere le fonti giuste e cercare di ascoltare chi quei pregiudizi li vive ogni giorno o semplicemente chi ha competenza in materia. Infine, è importante agire e supportare in modo attivo la persona vittima di questi pregiudizi”.

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