Uno alla volta, gli ultimi novantanove migranti rimasti a bordo di Open Arms lasciano la nave dove sono rimasti per venti lunghissimi giorni, accampati al meglio sul ponte, troppo piccolo per contenere a lungo quelle che, inizialmente, erano più di 140 persone. A risolvere lo stallo è stata un'azione formale: il sequestro dell'imbarcazione, disposto dalla Procura di Agrigento: nella giornata di ieri, infatti, il procuratore capo Luigi Patronaggio aveva effettuato un sopralluogo a bordo della nave, più o meno in concomitanza con l'annuncio, da parte della Spagna, dell'invio di una nuova imbarcazione militare per soccorrere coloro ancora sopra coperta e portarli ad Algeciras, porto andaluso offerto nei giorni scorsi dal governo spagnolo. Lo sbarco è stato accompagnato da turisti e attivisti sulle note di “Bella ciao”. Subito dopo l'evacuazione e il sequestro, la Open Arms dovrebbe essere portata nell'area dove si trovano tuttora la Mare Jonio e la nave Sea Watch.
Stallo superato
Si chiude così un'esperienza durissima per i migranti a bordo di Open Arms, alcuni dei quali arrivati letteralmente all'esasperazione, dovendo restare sulla nave per oltre 20 giorni senza poter mettere piede a terra. Una tensione che, nelle scorse ore, si è tramutata in gesti improvvisi di disperazione, con molte pesone che, ad esempio, hanno preferito sfidare il mare e coprire a nuoto i 700 metri che separavano l'imbarcazione dalla costa. Nessuno ha fortunatamente riportato conseguenze, grazie al tempestivo interventeo delle motovedette della Guardia Costiera e dei volontari. Anche per questo è stato espresso sollievo da parte dell'equipaggio e di tutto lo staff dell'ong: “Finalmente l'incubo finisce, le persone rimaste riceveranno assistenza immediata in terra”.