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Nuovo rapporto Msf: “La trasformazione dell’assistenza medica in Siria sotto i bombardamenti”

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La Guerra in Siria ha appena “celebrato” il sesto anno di conflitto. Per l’occasione, Medici senza Frontiere (MsF) – organizzazione internazionale privata con lo scopo di portare soccorso sanitario ed assistenza medica nel mondo – ha stilato un nuovo rapporto intitolato “La trasformazione dell’assistenza medica in Siria. Dilemmi e sfide delle strutture mediche sotto la minaccia costante di bombardamenti”. Nel report MsF illustra i compromessi e cambiamenti che l’azione medica ha dovuto affrontare per continuare ad assistere la popolazione: strutture sotterranee, assistenza da remoto, kit traumatologici, riduzione dei servizi offerti, tecnologia e telemedicina per decentralizzare le cure.

Tra le situazioni più critiche, la vaccinazione dei bambini: dall’intensificarsi del conflitto la maggior parte dei bambini in diverse aree della Siria non è stata vaccinata ed è a rischio per malattie come morbillo, rosolia, tetano o polmonite.

Una delle questioni più critiche e pressanti per MsF in Siria – prosegue il rapporto – è come risolvere il conflitto tra l’ideale di fornire la miglior assistenza medica possibile e la realtà di ciò che è possibile fare nelle circostanze attuali. Operando in un ambiente estremamente violento e mutevole – e con livelli di accesso limitati – MsF deve verificare continuamente l’efficacia del proprio intervento. Alcuni adattamenti (decentralizzazione e telemedicina) potranno migliorare la qualità e l’efficienza delle attività mediche di MsF, mentre altre soluzioni comprometteranno innegabilmente il livello di assistenza che MsF mira a offrire in queste circostanze.

Nei programmi di sostegno indiretto, MsF intende andare oltre l’impegno iniziale a fornire farmaci e strumentazioni a soggetti terzi. L’obiettivo è di sviluppare rapporti di partenariato più stretti con le strutture le cui attività mediche possono essere monitorate e migliorate. Infine, MsF respinge fortemente la tesi secondo cui è inevitabile che l’assistenza medica in zone di guerra diventi un bersaglio e chiede incessantemente la protezione delle strutture sanitarie, degli operatori e dei pazienti.

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