Sono atterrati, stremati, ma sono atterrati. 149 fra uomini e donne sono arrivati allo scalo militare di Pratica di Mare (Roma) nell'ambito dell'evacuazione umanitaria voluta dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e portata a termine quest'oggi. Tra loro anche 40 minori non accompagnati. Sono partiti dalla Libia, principale Paese africano dal quale partono per l'Europa, ma la maggior parte di loro proviene, 127 per la precisione, dall'Eritrea. Qualcuno, invece, è originario del Sudan e della Somalia. Il gruppo, tra cui molte persone con necessità di cure mediche e sofferenti di malnutrizione, è stato trasferito dal Centro di Raccolta e Partenza dell'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, dopo mesi trascorsi in condizioni disperate all'interno dei centri di detenzione in altre zone della città. Ad aspettarlo anche il prefetto Michele Di Bari. Dopo aver sopportato ed essere sopravvisuti all'inferno libico verranno accolti in molteplici strutture di accoglienza, tra queste quelle dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. “Sono necessarie altre operazioni analoghe” ha affermato Jean-Paul Cavalieri, capo della missione dell’Unhcr in Libia. “Queste operazioni – ha aggiunto il responsabile – rappresentano un’ancora di salvezza per i rifugiati, per i quali l’unica possibilità di fuga consiste nell’affidare le loro vite a trafficanti senza scrupoli per attraversare il Mediterraneo”.
La fuga dal caos libico
L'ex colonia italiana sta vivendo da anni una situazione drammatica, fatta di orrori e violenze quotidiane. Da una parte il generale Khalifa Haftar, con la Cirenaica come sua roccaforte. Gli uomini che compongo le sue milizie sono circa 35mila, prevalentemente ex membri dell'esercito di Gheddafi. Dall'altra il governo riconosciuto dall'ONU e dall'Italia, quello di Al-Sarraj che controlla il nord-ovest del Paese. Nelle ultime settimane tra i due c'è stato il faccia a faccia, favorito dalla mediazione dei leader europei che hanno ribadito più volte la linea del cessate il fuoco. Cessate il fuoco che è stato più volte violato, di fatto mai realizzato. Ma non finisce qui, perché come detto, la Libia è il principale punto di partenza per i migranti africani. Che nella maggior parte dei casi affrontano prima durissimi viaggi interni nel continente africano, poi una volta arrivati in Libia vengono stipati come bestie nei lager dei “signori” della tratta degli esseri umani.
I numeri dell'accoglienza italiana
Al 20 maggio sono 114.176 gli immigrati presenti nel sistema d'accoglienza italiano, in calo continuo rispetto ai 133.061 del 31 dicembre 2018, ai 167.723 dell'1 giugno 2018 e ai 183.732 dell'1 gennaio 2018. Sono i dati forniti dal capo Dipartimento immigrazione del ministero dell'Interno, prefetto Michele Di Bari, in audizione alla commissione Affari costituzionali della Camera che ha avviato un'indagine conoscitiva in materia di immigrazione. Alla flessione delle presenze si accompagna anche una riduzione della spesa per i centri: da 1 miliardo e 675 milioni di euro della legge di bilancio 2018 a 1 miliardo e 300 milioni di euro per il 2019. Il maggior numero di presenze si registra in Lombardia (15.604), seguita dall'Emilia Romagna (10.569), dal Lazio (10.257) e dal Piemonte (9.927). Quasi 1.000 rifugiati e migranti sono stati evacuati dalla Libia o reinsediati nel 2019, mentre nel solo mese di maggio più di 1.200 persone sono state riportate indietro dalla Guardia Costiera libica dopo essere state soccorse o intercettate mentre tentavano la fuga in mare.
La linea dell'Unhcr
L’Unhcr continua a ribadire la sua richiesta agli Stati di offrire ulteriori opportunità di evacuazione e corridoi umanitari per portare al sicuro i rifugiati detenuti in Libia. Dall’inizio di aprile, gli scontri tra forze rivali e i pesanti bombardamenti hanno costretto più di 83mila cittadini libici ad abbandonare le proprie case. Le amministrazioni locali e le comunità ospitanti hanno svolto un ruolo determinante nel fornire assistenza agli sfollati interni, molti dei quali hanno trovato rifugio in scuole e in altri edifici pubblici. Altri si sono spostati in città e villaggi vicini, accolti da amici e parenti.