Almeno 2 mila ettari di terreno tra Ottana, Olotana e Orani, in provincia di Nuoro, devastati da sciami di cavallette. Coldiretti lancia l'allarme per “la presenza massiccia degli insetti” che “sta facendo terra bruciata di pascoli e foraggio”, arrivando a infastidire “anche le persone invadendo cortili e case coloniche”. Secondo l'associazione, i mesi di giugno e luglio “sono i favorevoli per la loro diffusione. Si sviluppano nei terreni incolti, ma poi si spostano anche in quelli coltivati per nutrirsi. Una vera e propria emergenza, essendo le cavallette dei voraci insetti folivori, alla quale, secondo gli esperti, “ora non si può rimediare, in quanto qualsiasi trattamento sarebbe poco efficace”. Nel frattempo, la siutazione per le coltivazioni resta grave, soprattutto a Orani dove, addirittura, si segnala un'invasione talmente massiccia da rendere i campi dei veri e propri tappeti di cavallette.
L'invasione
Una piaga per i raccolti ma un grave disagio anche per i contadini, costretti ad assistere impotenti alla devastazione del proprio lavoroù e, ovviamente, in difficoltà per la presenza di sciami composti da migliaia di individui. Secondo Coldiretti, un possibile rimedio (anche se solo parziale) potrebbe essere “arare i terreni, soprattutto quelli incolti che rappresentano il luogo ideale per proliferare”. Un dato, questo, che secondo l'associazione “la dice lunga sull'importanza del presidio dei territori svolto dalle imprese agricole”. Naturalmente, i danni sono trasversali anche per altri settori del lavoro campestre, al di là di quello di raccolto. La devastazione dei campi, infatti, sta apportando gravi danni anche all'allevamento visto che, come spiegano dall'associazione, gli sciami “lasciano gli animali senza pascolo e, in alcuni casi, stanno compromettendo il raccolto del foraggio e danneggiando la corteccia delle piante. Ci siamo rivolti alle istituzioni a tutti i livelli – hanno spiegato ancora da Coldiretti -, comune, provincia e regione, per affrontare il problema, anche se sappiamo che per la stagione in corso siamo in ritardo”. Le soluzioni, in sostanza, sarebbero più che altro preventive per un'eventuale prossima invasione che per contrastare quella in corso, per la quale si cercherà in tal modo di limitare i danni.