“Operazione Colomba”, il Corpo non violento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, compie 25 anni. E’ nato infatti nell’estate 1992, durante il conflitto bellico nella ex-Jugoslavia, dall’intraprendenza di alcuni giovani romagnoli sostenuti da don Oreste Benzi, che ha sempre creduto nella potenzialità di questo progetto.
Lotta nonviolenta
“Portare la presenza di volontari civili, non armati, al fianco dei più poveri, nel cuore delle guerre. Da questa intuizione si è poi scoperto che il modello di intervento funziona: dove sono presenti i nostri volontari, allora la violenza si riduce e si favorisce il dialogo” commenta Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Apg23, in una inviata all’organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie.
Diciassette conflitti
In 25 anni – si legge nel sito Apg23 – tramite i progetti di Operazione Colomba, la Comunità è intervenuta in 17 situazioni di guerra o di conflitto presenti in varie parti del mondo: dalla Cecenia al Congo, da Timor Est al Chiapas. Circa 2000 volontari sono partiti in questi anni per una presenza nonviolenta nelle zone di conflitto.
“25 anni fa avevamo il sogno di fermare la guerra e costituire un’alternativa all’esercito; volevamo diventare un movimento popolare composto da persone di tutte le età per entrare disarmati nei conflitti, comprenderli e non esserne vittime passive”, racconta Alberto Capannini, responsabile del progetto nonviolento in Libano.
A fianco dei pastori
Oggi Operazione Colomba è presente in Israele e Palestina, in Libano, in Albania ed in Colombia. In Palestina lo scorso anno i volontari di Operazione Colomba hanno denunciato 122 violazioni sulla popolazione civile tra violenze e aggressioni compiute da coloni israeliani, 94 abusi e violenze operati dall’esercito e 21 dalla polizia. Telecamere alla mano hanno filmato tutto.
Hanno inoltre supportato il Comitato Popolare delle Colline a sud di Hebron, che ha coordinato dimostrazioni nonviolente, manifestazioni di protesta, azioni collettive e dimostrative per rivendicare il diritto al pascolo sulle proprie terre da parte dei pastori palestinesi.