Da cattolico sto assistendo da giorni a questa pantomima che si sta svolgendo davanti agli occhi del mondo.
Da una parte la Chiesa, i Vescovi e lo stesso Santo Padre che sono preoccupati per il clima di insofferenza verso lo straniero, clima che mette in imbarazzo ogni cattolico. Dall’altra lo Stato italiano ed il Governo .
Perché pantomima? Perché in realtà una certa stampa pilotata soffia sul vento del conflitto confondendo – volutamente – le posizioni di Chiesa e Stato. La Chiesa vede nel povero, l’emarginato, l’emigrante, l’affamato, il carcerato, il volto del Cristo. La Chiesa non ha bisogno di convenzioni internazionali per riconoscere quel volto. Non ha bisogno di chiedergli la carta di identità. La Chiesa e il buon Cristiano vedono in quel volto Cristo e non possono che aiutarlo. Non possono che tendergli la mano e accoglierlo.
Tale bandiera, tale Stato
Lo Stato ha proprie leggi a difesa della sovranità nazionale, convenzioni con le altre Nazioni amiche che rappresentano gli Stati Uniti d’Europa e risponde all’etica e al diritto. Quindi deve fare necessariamente dei distinguo. Lo Stato ha il dovere di identificare chi entra nel proprio territorio perché deve difendere la comunità che vive in quel territorio. Ora, se una nave soccorre – così come il diritto del mare impone – un profugo che rischia di annegare in mare ne diventa il tutore e se la nave è tedesca o olandese il tutore diventerà lo Stato che ha armato quella nave. Poco importa se su quella nave vivono e collaborano onlus italiane. Quella nave è territorio dello Stato del quale batte bandiera. Oppure è nave pirata e quella bandiera deve essere sconfessata.
Chiesa e Stato
Quindi nessun conflitto tra Chiesa e Stato per quanto si sta consumando nelle acque extraterritoriali. Il ministro Salvini continui a fare il proprio dovere difendendo i confini nazionali, assistendo con umanità gli emigranti che gli Stati Uniti d’Europa assegneranno all’Italia attraverso accordi e trattati e la Chiesa alzi forte la propria voce a favore di quei poveretti imbarcati sulle navi in acque maltesi, che non possono essere rispediti in Libia da dove sono scappati da violenze, stupri, percosse e quindi, come definisce la legge, da un “porto non sicuro”. Alzi la voce su quelle Nazioni, Germania e Olanda, che stanno assistendo alla sentenza nei confronti dei poveri profughi perché non avvenga quello che avvenne 2000 anni fa, in una piazza in cui un rappresentante di Roma preferì, per viltà, liberare un malvivente e crocifiggere il Santo, Figlio di Dio.