Una scuola di umanità e di futuro, titola la rivista Ditutticolori. Una realtà poco conosciuta ma molto preziosa che consente di guardare al futuro con più fiducia. Gli istituti Penny Wirton sono scuole gratuite di italiano per stranieri: 41 in Italia più una a Lugano. La prima è stata fondata nel 2008 a Roma dallo scrittore Eraldo Affinati e dalla moglie Anna Luce Lenzi, entrambi insegnanti. Il nome deriva dal ragazzo povero protagonista di un romanzo di Silvio D’Arzo. “La scuola Penny Wirton nasce da un sogno: insegnare la lingua italiana ai migranti come se parlare, leggere e scrivere fossero acqua, pane e vino- spiegano-.Senza classi. Senza voti. Senza burocrazie. Lavorando al presente con chi c’è, con quello che abbiamo. Cercando di dare a ognuno ciò di cui lui, o lei, ha bisogno. Matiur entra in aula, sorride, ti stringe la mano e si mette a sedere. Tu subito gli consegni il foglio con la matita e lo aiuti a imparare il verbo essere. Poi, a gruppi sparsi, arrivano gli altri: Abdi, Raissa, Dimitri, Kadigia”. E aggiungono: “Noi crediamo nella qualità speciale del rapporto umano che si può realizzare nell’insegnamento uno a uno. Negli anni abbiamo acceso passioni, elaborato esperienze, costruito legami, acquisito uno spirito, imparato uno stile. Non vogliamo fare semplice intrattenimento. Siamo legati al rigore didattico, consapevoli che, come sapeva il priore di Barbiana, senza lingua non si può vivere. Senza nomi si muore”.
Il metodo
Cercare sempre l’amicizia, anche nel momento in cui sembra difficile realizzarla. Puntare sull’armonia. Mostrare l’accoglienza. Mettersi in gioco. Essere flessibili. Pazienti e rigorosi. Non schiavi del programma, quale che sia, ma pronti a premiare il movimento, anche impercettibile, del proprio studente. Non severi, né selettivi, ma custodi attenti di fronte alla personalità in formazione. Il metodo è quello di uscire dal mansionario. Assumere la responsabilità dello sguardo altrui. Non isolarsi. Lavorare uno a uno, o per piccoli gruppi. Gomito a gomito con le altre coppie didattiche. “I nostri nemici sono il voto, il giudizio, la lista dei primi classificati. Questo non significa che rinunciamo a registrare i progressi, quando ci sono. Guidiamo e sosteniamo i migranti nei loro percorsi di apprendimento- precisano alla scuola Penny Wirton-.I nostri amici sono gli analfabeti nella lingua madre. Quelli che non hanno mai tenuto una penna in mano e, dopo un anno di lezione, sanno a malapena scrivere il proprio nome e cognome. Sono loro i nostri preferiti. Per questo abbiamo creato, nei due libri del manuale “Italiani anche noi” appositi esercizi tutti per loro, fatti apposta per chi comincia”.Dopo un’ora di lezione si distribuiscono cioccolatini, biscotti e caramelle. “Siamo molto affezionati anche ai ragazzini egiziani, spesso non scolarizzati, i quali ci danno tanto filo da torcere perché non vogliono mai staccarsi gli uni dagli altri- raccontano gli animatori-. Insegniamo la lingua italiana a fondo perduto, senza pensare al risultato che potremmo ottenere, ma avendo fede nell’azione didattica in cui ci impegniamo. L’atmosfera della nostra scuola coinvolge tutti: gli studenti in primo luogo. I quali percepiscono di non vivere in un contesto didattico tradizionale. Intanto perché ci sono tanti professori quanti sono i ragazzi. Poi perché capiscono che qui si fa tutto gratis. Qualcuno di loro per sdebitarsi regala una mela alla volontaria”.
Autonomi ma intercambiabili
Lo stile della Penny Wirton è quello di essere autonomi ma intercambiabili, pronti a intervenire quando c’è la necessità di farlo. Sentirsi parte di una comunità. Sapere che la sfida dell’integrazione si vincerà o si perderà proprio qui, fra i banchi di scuola. Il linguaggio non è solo un mezzo di comunicazione, ma si configura come la casa del pensiero. La scuola Penny Wirton è uno dei laboratori antropologici dell’Europa contemporanea. “Lezioni a tu per tu o per piccoli gruppi, senza pensare a programmi e valutazioni, ma puntando sempre al massimo che si intravede come possibile per la persona cui cerchiamo di insegnare: a volte sarà poco, a volte moltissimo”, puntualizzano i promotori dell'iniziativa. Al centro della strumentazione didattica, sempre in elaborazione e in arricchimento, sono i due volumi scritti da Eraldo Affinati e Anna Luce Lenzi, con illustrazioni di Emma Lenzi, frutto dell’osservazione diretta e della verifica in corso d’opera sui modi d’apprendimento degli studenti di varia condizione e provenienza: Italiani anche noi. Corso di italiano per stranieri. Il libro della scuola Penny Wirton, Il Margine, Trento 2011 e 2015 poi Erickson 2019 (detto libro rosso): offre in 25 lezioni un corso completo di italiano, dall’analfabetismo al livello C1 del riferimento europeo”