Ampio ricorso al carcere e sovraffollamento. Il 2017 delle case detentive italiane si chiude con queste due spine. Il bilancio è stato tracciato, in un'intervista all'Ansa, da Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone, da anni impegnata sul fronte dei diritti dei detenuti.
Crescita del ricorso al carcere
“Il 2017 – dice Patrizio Gonnella – è stato un anno che ha visto una crescita nel ricorso al carcere dopo alcuni anni in cui si era assistito ad una contrazione dei numeri e del suo utilizzo. In dodici mesi i detenuti presenti sono circa 3mila in più rispetto a quelli che si registravano alla fine del 2016. Il tasso di affollamento ha raggiunto il 115%, mentre solo un anno fa era di poco superiore al 108%”.
Custodia cautelare dietro le sbarre
Il presidente di Antigone rileva che è “in aumento anche il numero di coloro che si trovano in carcere in custodia cautelare, che attualmente sono circa il 35%. Una percentuale – aggiunge Gonnella – che si alza nel caso degli stranieri. Tra questi ad essere detenuti senza condanna definitiva sono il 41%. Al 31 dicembre 2016 invece il tasso di detenuti in custodia cautelare era del 34,7% (gli stranieri in custodia cautelare erano il 41,7%), ad ogni modo sempre molto al di sopra della media europea del 22%“.
Stranieri e madri
Stabile la percentuale dei detenuti stranieri, che si aggira intorno al 34,2%. Si registra qui una diminuzione rispetto al 2009, quando i detenuti non italiani erano il 37% del totale. Aumenta invece il numero di detenute donne con figli. “Una situazione per la quale, nonostante la casa protetta inaugurata a Roma, non si riesce a trovare una soluzione definitiva anche a fronte di numeri molto contenuti – afferma Gonnella -. Un anno fa le madri erano 34 con i loro 37 bambini, oggi sono 50 con 58 figli“.
Le mancanze
Le condizioni dei carcerati sono spesso indegne. Antigone, sulla base delle visite effettuate in 78 case circondariali italiane, ha rilevato che in 7 di esse (9%) c'erano celle senza riscaldamento, in 36 (46%) senza acqua calda, in 4 (5%) il wc non è in un ambiente separato, in 31 (40%) l'istituto non ha un direttore tutto suo, in 37 (47%) non ci sono corsi di formazione professionale e che in 4 (5%) non è garantito il limite minimo di 3mq a detenuto.
Luci ed ombre
Secondo Gonnella quello che si è concluso “è stato un anno di luci e nuove ombre per il sistema penitenziario italiano. Da un lato c'è la riforma dell'ordinamento penitenziario il cui iter non è ancora completamente concluso e che speriamo porti ad un maggior rispetto della dignità delle persone recluse, siano esse adulte o minori, nonché ad una estensione dell'uso delle misure alternative al carcere. Ma ci sono anche le ombre di una crescita della popolazione detenuta che, se non controllata, potrebbe nel giro di qualche anno riportarci alla situazione che determinò la condanna della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo del 2013 per il trattamento inumano e degradante nelle carceri”.