Con l’approssimarsi del Natale, desta preoccupazione l’aumento dei casi di violenza contro i cristiani in India, paese tradizionalmente indù. L’ultimo caso è avvenuto lo scorso 14 dicembre nel Rajasthan, lo stato più grande dell’India e l’ottavo più popolato (ha oltre 55 milioni di abitanti) situato nella parte settentrionale del Paese. Oggi governato dal Congresso Nazionale Indiano, il Rajasthan – terra un tempo divisa tra i principati raja locali – rappresenta un baluardo del tradizionalismo e conservatorismo indiano.
Mercoledì scorso 20 cattolici del villaggio di Tikariya (vicino la città di Banswara) sono stati attaccati da un gruppo di una trentina di militanti induisti mentre stavano eseguendo delle canzoni di Natale in un’abitazione privata di fedeli cattolici. Il sacerdote cattolico Stefphan Rawat, le donne e tutti gli altri cristiani presenti sono stati malmenati dai radicali indù armati di bastoni e manganelli.
Otto cattolici sono stati picchiati in modo più grave al grido di “Bharat Mata ki Jai” (Vittoria alla madre India) mentre i bambini scappavano spaventati salvandosi così dalle percosse. I feriti, alcuni con evidenti lesioni, sono stati trasportati al Mahatma Gandhi Hospital (l’ospedale governativo) per accertamenti. Nessuno è in pericolo di vita, ma l’attacco ha destato molta paura tanto che la tradizionale iniziativa dei canti natalizi nelle case è stata interrotta.
Agli inizi di dicembre una donna cristiana Samari Kasabi di 55 anni, cristiana del villaggio di Dokawaya (nello stato centrale di Chhattisgarh) è stata uccisa in un attacco brutale che ha costretto altri cristiani a convertirsi all’induismo per paura di essere assassinati. Kasabi è stata denudata, picchiata a morte e poi bruciata dai suoi vicini di casa in una notte di terrore. La folla dei militanti era alla ricerca di suo figlio Sukura, 35 anni, e della sua famiglia, ma, non trovandola, hanno deciso di uccidere Samari. La polizia locale ha arrestato il capo del villaggio per due giorni prima di rilasciarlo senza accusa nonostante i membri della famiglia avevano raccontato alle forze dell’ordine di esser stati ripetutamente perseguitati dai naxaliti, un gruppo di guerriglieri comunisti indiani.
Anche nel vicino stato del Madhya Pradesh, sempre nell’India centrale, alcuni estremisti indù hanno attaccato nei giorni scorsi una chiesa protestante colpendo con pietre i fedeli durante la liturgia. Nel distretto di Udupi, nello stato di Karnataka, alcune statue sacre di Sant’Antonio e S. Lorenzo (custodite all’interno della chiesa cattolica di Nostra Signora della Salute) sono state profanate e distrutte da vandali nella notte dell’11 dicembre.
Di fronte alla frequenza degli attacchi, il governo indiano a livello federale, guidato dal Bharatiya Janata Party (Bjp) – il partito nazionalista indù – è accusato di non difendere sufficientemente le minoranze religiose del Paese e di chiudere un occhio sui numerosi attacchi. La situazione è talmente grave che il Consiglio globale dei cristiani indiani (Gcic) sta documentando la lunga serie di violenze commesse contro i cristiani, in particolare negli stati di Karnataka e in Orissa, proprio in prossimità del Natale.
Inoltre, il Gcic ha chiesto alle forze di sicurezza di garantire la protezione necessaria perché “la piccola e vulnerabile comunità cristiana – circa il 2,5% della popolazione, mentre l’80% degli 1,3 miliardi di abitanti si professa indù – possa pregare e celebrare in pace e sicurezza questo tempo santo del Natale”.