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Napoli contro il bus che difende la famiglia?

C’è qualcuno che vorrebbe fermare la corsa del Bus della Libertà. A sei giorni dalla partenza dell’automezzo arancione per lanciare un’originale campagna contro l’indottrinamento gender dei bambini nelle scuole, si arrovellano le polemiche e i tentativi ostruzionistici di amministrazioni ostili.

Il pullman

Partito da Roma sabato scorso, 23 settembre, tra gli applausi dei sostenitori, il pullman con a bordo tre rappresentanti di Generazione Famiglia (l’associazione che guida la piattaforma on-line CitizenGo Italia e che è tra le promotrici degli ultimi due Family Day) è passato senza incontrare problemi a Firenze, a Milano e a Brescia.

Sparuti contestatori a Bologna

Giunto mercoledì scorso a Bologna, ha incontrato il primo piccolo intoppo. Nel capoluogo emiliano, infatti, qualche decina di attivisti lgbt ha protestato contro la presenza dell’automezzo pro-famiglia. “Protetti dalle forze dell’ordine, schierate in tutta la piazza con volanti e camionette, i promotori dell’iniziativa – si legge in un comunicato diffuso da Generazione Famiglia – hanno ribadito che sui temi della sessualità e dell’affettività il diritto di priorità educativa appartiene ai genitori“.

Polemiche napoletane

Dopo Bologna, il pullman ha preso l’autostrada Adriatica ed è sceso alla volta di Bari. Serena la situazione nella città pugliese, ma la tensione ha iniziato ad alzarsi in vista della tappa di oggi, 29 settembre, a Napoli. Il Comune ha deciso di revocare l’autorizzazione la Bus della Libertà a sostare in piazza Trento e Trieste.

Malgrado l’ostracismo del sindaco della città partenopea, Luigi De Magistris, gli organizzatori promettono che il pullman sosterà lo stesso dalle 12 alle 14, per “resistere a qualunque tentativo politico di limitare il diritto dei genitori di manifestare pubblicamente per la loro libertà educativa”.

Critiche a De Magistris

La scelta del Comune di revocare l’autorizzazione dopo che l’assessore alla Mobilità aveva già firmato l’autorizzazione, ha suscitato reazioni. Ad iniziare da quella di Massimo Gandolfini, presidente del Family Day, che parla di “dittatura di un pensiero” unico: “La democrazia a senso unico si manifesta in questo modo qui, ovvero negando l’agibilità politica ad ogni espressione del pensiero che non corrisponde ai canoni del politicamente corretto”.

Gandolfini ha faccio inoltre appello al prefetto di Napoli, affinché mantenga “la parola data”. Medesimo invito è stato girato al prefetto Carmela Pagano da Carlo Giovanardi, senatore di Idea, al fine “di garantire la libertà di esprimere i propri convincimenti che il sindaco di Napoli De Magistris vuole vergognosamente negarealle associazioni del Family Day che denunciano la colonizzazione ideologica della teoria gender nelle scuole”.

Parla di “metodi fascisti” da parte del primo cittadino napoletano Alessandro Pagano, di Lega-Noi con Salvini. Secondo Lucio Malan, di Forza Italia, De Magistris “si è schierato contro la libertà d’espressione, contro le famiglie, contro il loro diritto-dovere di educare i figli”.

La difesa del Comune

Il Comune di Napoli motiva la revoca dell’autorizzazione così: “La richiesta di autorizzazione non faceva esplicito riferimento alla campagna transfobica del cosiddetto Bus della Libertà”. Non resta che assistere agli sviluppi della vicenda.

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