Il Governo del Mozambico ha denunciato la presenza nel Paese di un milione e 400 mila bambini lavoratori a causa della povertà che flagella l’ex colonia portoghese. Circa la metà dei 25 milioni di persone che vivono nel Paese dell’Africa Orientale, infatti, ha un salario inferiore al minimo applicato per legge, nonostante le coste del Mozambico, affacciate sull’Oceano indiano e divise dal Madagascar da pochi chilometri di mare, siano una nota e apprezzata meta turistica.
Nel corso della presentazione di una indagine condotta sullo sfruttamento dei minori, elaborata dall’Università della capitale Maputo, Eduardo Mondlane (la prima ad essere istituita dopo l’indipendenza dal Portogallo avvenuta nel 1975) le autorità hanno chiesto una lista di lavori pericolosi dai quali tutelare i bambini. Secondo i dati dello studio, ripostati da Fides, il 44% di bambini e adolescenti consultati ha affermato che la maggior parte del lavoro minorile si concentra nel commercio illegale. Il 14% dei minori ha detto di lavorare per aiutare la famiglia in stato di indigenza: di questi, il 12% ha dichiarato di lavorare in bar e ristoranti, l’11% nei campi di famiglia, il 6% nel settore della pesca e il 5% nelle attività domestiche.
In Mozambico l’età minima per lavorare è stabilita sui 18 anni; tuttavia, la legge sul lavoro prevede che, in casi eccezionali, i minori possano svolgere attività lavorative a partire dai 15 anni compiuti.