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Movimento MaBasta: sei azioni per dire stop al bullismo nelle scuole

Mirko Cazzato, di MaBasta spiega ad Interris.it come lui e la sua squadra cercano di sconfiggere il bullismo nelle scuole 

Bullismo e Cyberbullismo sono due fenomeni sempre molto presenti tra i giovani. Da un’indagine realizzata da Terre des Hommes emerge che il 47,7% dei ragazzi è vittima di bullismo o cyberbullismo e il pretesto principale per il quale vengono attaccati è riconducibile all’aspetto fisico e a seguire l’origine etnica, l’orientamento sessuale e la condizione economica.

Questo fenomeno si palesa con scherzi pesanti e aggressioni, verbali e non solo. Tra le violenze psicologiche invece, spiccano episodi di emarginazione, di esclusione e di umiliazioni pubbliche. Tutto ciò comporta una perdita di autostima e di fiducia in se stessi e negli altri e di conseguenza di isolamento e di allontanamento dal resto dei coetanei.

L’intervista

Con l’imminente inizio dell’attività scolastica si torna a parlare di questo fenomeno e Interris.it ha intervistato il ventiduenne Mirko Cazzato, fondatore di MaBasta, Movimento Anti Bullismo Animato da Studenti Adolescenti. Lui e la sua squadra girano le scuole italiane per promuovere una scuola libera da ogni forma di bullismo.

Mirko, come nasce il progetto MaBasta?

“L’idea ci è venuta quando nel gennaio 2016 abbiamo parlato in classe del caso della ragazza di Pordenone che ha tentato di suicidarsi perché non ce la faceva più a sopportare le azioni di bullismo da parte dei compagni. Il nostro professore di informatica ci ha spiegato l’importanza di prevenire queste azioni e dunque io e un gruppetto di amici ci siamo chiesti che cosa potessimo fare per frenare questo fenomeno. La prima cosa che abbiamo pensato è stata quella di creare un movimento di giovani che, come noi, vogliono fermare il bullismo, per dimostrare ai bulli che quelli contrari alle loro azioni sono molto più numerosi”.

In che consiste il modello MaBasta?

“Noi proponiamo degli incontri che vengono svolti in classe e ad intervenire non sono degli adulti, bensì dei ragazzi, quasi coetanei degli studenti che incontriamo. Questo è il primo aspetto che da una parte incuriosisce, dall’altro piace perché ci troviamo a parlare la stessa lingua. Noi ci presentiamo nelle scuole con del materiale, come per esempio un totem che viene posizionato nell’atrio, in modo tale che chiunque entri sappia che quell’istituto ha adottato delle norme anti bullismo. Agli studenti invece, vengono dati dei gadgets e del materiale informativo. Capita molto spesso che non appena usciamo dalle classi i ragazzi diventano delle piccole molle che vogliono subito mettere in pratica ciò che gli è stato detto”.

Che cosa sono le sei azioni che proponete?

“Si tratta di una serie di consigli e di comportamenti che ogni classe può liberamente adottare per centrare l’obiettivo della debullizzazione. La prima consiste nello scegliere in ogni classe un ‘MabaProf’, ossia un docente referente per il bullismo, mentre la seconda è la compilazione da parte di tutti gli alunni del ‘MabaTest’, un questionario anonimo utile per sondare la situazione presente in classe e capire se sono presenti eventuali forme di bullismo e/o cyberbullismo. La terza consiste nell’eleggere un ‘Bulliziotto’, studente che abbia la capacità di tenere gli occhi ben aperti per scoprire eventuali focolai, mentre la quarta prevede l’installazione di una ‘BulliBox’, cioè una scatola dove chiunque, anche in modo anonimo, può imbucare segnalazioni su eventuali situazioni di bullismo. La quinta azione è il ‘DAD – Digital Antibullying Desk’, una sorta di Bullibox virtuale che si trova sul nostro sito (www.mabasta.org/segnala) e permette a chiunque di effettuare segnalazioni attraverso smartphone, tablet e pc e infine la sesta è il raggiungimento dell’obiettivo di diventare ‘Classe Debullizzata’.

A che età il bullismo inizia a manifestarsi?

“Purtroppo questo comportamento viene rilevato già a partire dalle scuola materna con il prendere in giro il compagno perché per esempio non indossa le scarpe del momento. Trattandosi di bambini molto piccoli noi andiamo a raccontare una favola in cui c’è un eroe che con il suo coraggio sconfigge il bullismo che è l’antagonista del bene. In qualsiasi grado scolastico il nostro obiettivo non è quello di convincere, ma di far toccare con mano che il bullismo non è una pratica buona e che per questo va sempre denunciato subito”.

Quanto il bullismo può condizionare la vita di quel ragazzo anche in una fase adulta?

“Purtroppo molto spesso sentiamo che il bullismo segna la vita di molti giovani che ancora dopo parecchi anni si chiudono in casa perché non vogliono e non sono in grado di affrontare la realtà. Purtroppo essere bullizzati ferisce e può provocare dei danni gravi e talvolta anche permanenti. Per questo motivo noi crediamo sia fondamentale estirpare questa piaga all’origine, lavorando sui bambini. Solo loro possono cambiare la realtà”.

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