Moralmente ammissibile”, così il Comitato Etico britannico ha definito la correzione del genoma di embrioni, spermatozoi e ovociti umani con le tecniche che permettono di modificare il Dna con il taglia e incolla. Si pone tuttavia un paletto: la modifica può avvenire solo nella garanzia del benessere dell'individuo, sia fisico che sociale. Il parere è espresso in un rapporto di 183 pagine, dal titolo “L'editing del genoma e la riproduzione umana: problemi sociali ed etici”. Il documento è stato messo a punto in due anni, dopo che nel 2016, il comitato aveva avviato un'indagine sulle questioni etiche sollevate dall'editing del genoma negli embrioni, a seguito del via libera in Gran Bretagna a scopo di ricerca. Attualmente infatti la legge britannica non consente interventi di modifiche del Dna degli embrioni che devono essere impiantati in utero.
Per Carlo Alberto Redi, direttore del Laboratorio di Biologia dello Sviluppo dell'università di Pavia, come riporta l'Ansa, “è una bella notizia perché significa che il Comitato di esperti di etica e di problemi sociali capisce che queste tecniche sono ora sufficientemente affidabili da permettere la correzione di malattie che creeranno sofferenza“. L'obiettivo di queste tecniche, osserva, “non è infatti ottenere il bambino perfetto, ma un bambino sano che non abbia malattie che si ereditano geneticamente, grazie alle conoscenze e all'attività di tanti scienziati, in un contesto vigilato e controllato”. “Sono in corso enormi progressi della ricerca e la possibilità di utilizzare la modifica del Dna nella riproduzione per proteggere la salute di un bambino offre un approccio radicalmente nuovo e potrebbero esserci buone ragioni per consentirla”, rileva il presidente del Comitato Etico britannico, Dave Archard. Tuttavia, aggiunge, “dobbiamo fare attenzione che l'uso dell'editing del genoma venga fatto nella garanzia del benessere dell'individuo”. Inoltre, rileva il rapporto, “prima che le modifiche del Dna di embrioni e gameti vengano consentite è necessario un ampio dibattito sociale e bisogna condurre ulteriori ricerche per stabilirne gli standard di sicurezza”. Secondo gli esperti di bioetica britannici, se ciò fosse permesso, dovrebbe essere “rigorosamente regolamentato; introdotto solo nel contesto di uno studio clinico; concesso caso per caso”. Per il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell'università di Roma Tor Vergata, “ci sono molte questioni etiche aperte, in quanto questo tipo di modificazione genetica comporta cambiamenti di Dna ereditari che si tramandano da una generazione all'altra”. Ciò “avrebbe potenziali benefici rispetto a malattie ereditarie gravi e non curabili, a esempio dovute a mutazioni di geni che causano la morte improvvisa in alcune famiglie, ma – conclude – sono necessari ulteriori studi e verifiche per garantire che il metodo sia sicuro ed efficace”.