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Migranti, la denuncia dell’Unicef: “Oltre 150 bambini morti quest’anno in mare”

Sono oltre 150 i bambini morti attraversando il Mediterraneo dal Nord Africa all’Italia. E’ quanto ha denunciato l‘Unicef, spiegando che il numero effettivo di vittime tra i minorenni potrebbe essere anche più elevato considerato che molti bambini migranti non sono accompagnati, quindi spesso le loro morti non vengono segnalate.

Dall’inizio dell’anno – comunica l’Unicef – quasi 37.000 rifugiati e migranti, il 13% dei quali minorenni, hanno raggiunto l’Italia via mare attraverso il Mediterraneo centrale, il 42% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Da gennaio almeno 849 persone risultano disperse in mare lungo la rotta. “È molto preoccupante che persone vulnerabili, compresi migliaia di bambini, stiano rischiando la loro vita per raggiungere le coste europee utilizzando questa rotta incredibilmente pericolosa”, ha affermato Afshan Khan, direttore regionale Unicef e Coordinatore Speciale per la crisi dei Rifugiati e dei Migranti in Europa.

“Questa è un’ulteriore prova che quando vengono chiusi percorsi sicuri e legali per la migrazione, bambini e famiglie disperate affronteranno qualsiasi cosa pur di fuggire da conflitti, povertà e deprivazione”. Durante il solo weekend di Pasqua, più di 8.300 persone sono state salvate in mare tra la Libia e l’Italia.

L’Unicef ha sviluppato un programma di sei punti d’azione per i bambini rifugiati e migranti: “1.Proteggere i bambini rifugiati e migranti, in particolar modo quelli non accompagnati, da sfruttamento e violenza. 2.Porre fine alla detenzione dei bambini richiedenti lo status di rifugiato o migranti. 3.Tenere unite le famiglie, come migliore mezzo, per proteggere i bambini e dare loro il riconoscimento di uno status legale. 4.Consentire ai bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso a servizi sanitari e di altro tipo, di qualità. 5.Chiedere di intraprendere azioni sulle cause che spingono a movimenti di massa di migranti e rifugiati. 6.Promuovere misure che combattano xenofobia, discriminazioni e marginalizzazione nei paesi di transito e di destinazione”.

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