Sono sbarcati a Roma quaranta migranti. Arrivano dalle zone più colpite dalla guerra che sta affliggendo il Medio Oriente: Damasco, Homs, Aleppo. Sono uomini e donne, molti i giovani. Tra di loro anche tanti bambini. Il loro arrivo in Italia lo devono al progetto dei corridoi umanitari sostenuto dalla comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle chiese evangeliche e dalla Tavola valdese.
L’accoglienza nelle strutture della Comunità Papa Giovanni XXIII
Alcune famiglie, dopo il volo, hanno affrontato un altro viaggio in pullman per arrivare a Varese, dove la Comunità Papa Giovanni XXIII ha messo a loro disposizione un appartamento. Un’altra famiglia, poi, grazie l’impegno di una rete di cittadini di Coriano (Rn) ha reso possibile un altro grande gesto di accoglienza: 100 famiglie si sono auto-tassate per un anno per 15 euro al mese. Il padre, richiedente asilo, era stato arrestato in Siria per un anno e sottoposto a torture e sevizie, gli sono state uccise la moglie e la sorella. Ha pagato una cauzione di 3000 euro per uscire dal carcere del regime; ora arriva in Italia con i suoi 3 figli e la donna con cui sogna di rifarsi una vita in Italia.
I bimbi hanno 3, 7 e 11 anni. Hanno vissuto per 3 anni in un campo profughi del Libano in condizioni ai limiti della dignità umana, sostenuti dai volontari di Operazione Colomba, il corpo di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. La loro accoglienza a Coriano sarà possibile grazie all’impegno di Max e Gilda, una coppia del luogoo che ha già due figlie: loro si sono attivati per coinvolgere i cittadini e trovare la casa dove andranno a vivere.
Le sfide del futuro
La priorità, per i più piccoli, è l’inserimento scolastico. Poi un lavoro per gli adulti. Anche l’iniziativa dei corridoi umanitari, sostenuta dal ministero degli Esteri e da quello dell’Interno, è totalmente autofinanziata. Con il volo di oggi sono 540 le persone accolte grazie ai corridoi umanitari dal 2016.
C’è bisogno di aprire nuove strade
Il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha dichiarato: “Diamo il benvenuto a queste persone, siamo commossi. I corridoi umanitari stanno mostrando al mondo che c‘è bisogno di protezione umanitaria e che c’è la necessità di aprire nuove strade perché chi soffre a causa delle guerre possa trovare un rifugio. L’integrazione è possibile”, aggiunge citando l’esempio della giovane Nur che è in Italia da qualche mese e ha trovato posto come biologa all’ospedale Bambin Gesù. “Dobbiamo continuare ad aprire nuovi corridoi – conclude Impagliazzo – come stiamo per fare con l’Etiopia. Dobbiamo costruire ponti, che sono la vera salvezza e la strada per il mondo di domani, e non pensare ai muri“.