L'immigrazione non apporta solo una maggior ricchezza economica, ma ha anche una ricaduta culturale e sociale positiva non sempre compresa correttamenteĀ nel Paese di accoglienza. E' il pensiero del prof. Giuseppe Roma, giĆ Ā direttore generale dellaĀ Fondazione Censis, docente di Gestione Urbana presso lāUniversitĆ Roma 3 e Segretario generale dellāAssociazione per le CittĆ ItalianeĀ RUR, da lui fondata nel 1989, intervistato daĀ Interris.it Ā in meritoĀ allaĀ Giornata mondiale dei migrantiĀ che si celebra ogni 18 dicembre. Istituita dallāOnuĀ nel 1990 in occasione dellāadozione della “Convenzione internazionale sui diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie”, si pone l'obiettivo di sconfiggere i pregiudizi e sensibilizzare lāopinione pubblicaĀ sull'apporto dei migranti in ambito economico, culturale e sociale a vantaggio sia del proprio Paese dāorigine, sia del Paese di arrivo.
Un po' di cifre
Ma quanti sono i cittadini stranieri sul territorio italiano?Ā “Al 31 dicembre 2018 erano 5.255.503 i cittadini stranieri iscritti in anagrafe. Rispetto al 2017 erano aumentati di 111 mila, il 2,2% in piĆ¹, arrivando a costituire l'8,7% del totale della popolazione residente“, ha detto il presidente dell'Istat, Gian Carlo Blangiardo, durante l'audizione dello scorso 19 settembre sulle politiche per l'immigrazioneĀ nella commissione Affari costituzionali della Camera. Rispetto al 1998, ha aggiunto, “il numero di stranieri nel nostro Paese ĆØ quadruplicato”, con un aumento ufficiale del 419 per cento. Sempre secondo gli ultimi dati Istat, nel 2018 c'ĆØ stato un vistoso calo degli immigrati in Italia provenienti dalĀ continente africano pari al -17%. Dopo lāincremento dovuto alle regolarizzazioni e allāingresso di Romania e Bulgaria nellāUeĀ dei primi anni duemila, i trasferimenti dallāestero avevano subito un lento declino, fino a aumentare nuovamente dal 2015 al 2017 a causa dei flussi migratori dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Lāanno scorso questi ingressi hanno subito una battuta dāarresto.Ā In calo – scrive il Viminale – anche le presenze di stranieri in accoglienza calate del -31,87%: dalle 170mila al giorno, rilevate al 13 maggio 2018, alle 115.894 conteggiate al 13 maggio 2019,Ā con cali record in Sicilia -42,6% e -33,5% in Lombardia. CiĆ² nonostante, sono ancora tanti i pregiudizi e le paure nei confronti di immigrati e “nuovi italiani” – vale a dire quei cittadini nati all'estero che hanno acquisito la cittadinanza italiana – da parte di alcuni nostri connazionali, come evidenziato dal prof. Roma.
Professore, qual ĆØ l'importanza della Giornata Internazionale dei Migranti?
“La giornata ĆØĀ moltoĀ importante per due ragioni. La prima ĆØ cheĀ mostraĀ all'opinione pubblica, spesso allarmata per il numero dei migranti, il loro ruolo centrale nei Paesi dove lavorano e vivono. La loro presenza ĆØ forte in aree strategiche della societĆ e contribuiscono attivamenteĀ al buon andamento dell'economia italiana”.
La seconda ragione?Ā
“La GiornataĀ pone l'accento sui diritti dei lavoratori migranti, i qualiĀ subiscono maggiormente i limiti di un mercato del lavoro destrutturato e sono spesso impiegatiĀ nel lavoro irregolare (o 'in nero') senza tutele di sorta. Riflettere su queste tematiche credo sia importantissimo”.
Quali sono i settori lavorativiĀ dove i migranti contribuiscono maggiormente in Italia?Ā
“Uno dei principali, spesso sottovalutato o sottaciuto, ĆØ il servizio alla persona. Se non ci fossero circa un milione di migranti che assistono anziani e malati o che fanno il lavoro domestico come colf o baby sitter, avremmo una diminuzione del tasso di lavoro femminile perchĆ© le italiane sarebbero 'costrette' a passare molto piĆ¹ tempo in casa oĀ sarebbero maggiormente gravate del 'doppio lavoro”, a casa e in ufficio. Per fare un esempio, in Italia abbiamo la metĆ dei posti letto in strutture assistite rispetto a tutti gli altri Paesi europei. Questo presuppone un modello di welfare che si basa sul lavoro a domicilio di persone esterne, normalmente di migranti”.
Un altro settore chiave dell'economia italiana?Ā
“Quello agroalimentare. L'Italia ĆØ conosciuta nel mondo per la qualitĆ e la bontĆ dei suoi prodotti agroalimentari, vere e proprie eccellenze. InĀ questo settore la presenza di lavoratori immigrati ĆØ fortissimo. UnĀ esempio tra tutti, il Parmigiano la cui manodopera ĆØ in buona parte straniera. Quando parliamo di lavoro e migranti, non dobbiamo dire che i migranti compiono – come comunemente si pensa – i lavori piĆ¹ faticosi e mal retribuiti che gli italiani non vogliono fare, ma che avremmo realisticamente una diminuzione del Pil se non ci fossero queste professionalitĆ . A discapito di tutti”.
Ci sono differenze nell'accoglienza e nell'integrazione dei migranti in Italia rispetto ad altri Paesi europei?
“SƬ. In Italia abbiamo un livello di grandeĀ integrazione dal 'basso', soprattutto se confrontiamo l'Italia con altri Paesi europei come la Francia, dove c'ĆØ molta piĆ¹ discriminazione; pensiamo ai quartieri ghetto parigini, le banlieue, spesso al centro di scontri tra cittadini stranieri e governo. In Italia c'ĆØ una buona integrazione, per vari motivi. Il primo ĆØ che molti migranti (specie le donne) lavorano come badanti nelle famiglie italiane integrandosi facilmente; secondo, nel nostro Paese c'ĆØ una forte ed equa distribuzione dei migranti in tutto il territorio nazionale: si ĆØ giustamente evitato di formare delleĀ periferie e dei quartieri ghetto come in altre Nazioni”.
Cosa c'ĆØ ancora da fare per i diritti dei lavoratori migranti?
“Semplificare e velocizzare la burocrazia. Ci sono tanti migranti che potrebbero lavorare (o che un lavoro lo avrebbero) ma non possono farlo perchĆ© sono in attesa del permesso di soggiorno o del rinnovo. Tempi di attesa particolarmente lunghi e procedure burocratiche farraginose che non snelliscono ma complicano la quotidianitĆ loro e dei loro datori di lavoro e aumentano al contempo il 'sommerso', pur avendo queste persone in teoria le carte in regola per lavorare onestamenteĀ e pagare tasse e contributi. Inoltre, in alcuni settori ci vuole piĆ¹ sicurezza e piĆ¹ chiarezza contrattuale, a partire dalla tutela dei salari minimi. Pensiamo ai lavoratori stagionali in agricoltura. Basta guardare i baraccamenti dove vivono ma anche la non chiarezza del rapporto di lavoro. Uno stagionale dovrebbe avere un contratto di lavoro chiaro e la possibilitĆ di vivere dignitosamente. PoichĆ© si tratta di lavoro stagionale, una volta finita la raccolta, il migrante dovrebbe poi tornare nel proprio Paese e rientrare se necessario”.
La soluzione?
“Credo che andrebbero trovate forme di regolamentazione meno rigide che perĆ² tutelino i diritti fondamentali dei lavoratori quali la sicurezza, l'abitazione, la dignitĆ . Bisognerebbe mettere al centro dei diritti la persona, sempre.Ā Poi, bisogna perĆ² modulare i diritti in modo che corrispondano alle opportunitĆ di lavoro realmente disponibili. Infine, potenziare la sicurezza nei luoghi di lavoro perchĆ© la vita e la salute sonoĀ il primo dei beni che possediamo”.Ā
Le Nazioni Unite hanno diffuso giorni fa un video intitolato “Un Giorno senza migranti”. Secondo lei, come sarebbe l'Italia se improvvisamente “scomparissero” tutti i migranti?Ā
“L'Italia sarebbe paralizzata. Questo ĆØ un Paese dove lavorano poche donne; se scomparissero i migranti, il lavoro occupazionale femminile cadrebbe a picco, perchĆ© il lavoro di cura ricadrebbe sulle spalle delle italiane. Inoltre, vorrei evidenziare che la presenza di migranti non riguarda solo di un discorso utilitaristico. L'Italia senza migranti sarebbe infatti un Paese monotono, o mono colore, mentre le differenze apportanoĀ idee, esperienze, sapori, culture. In conclusione, al di lĆ dei fatti economicamente rilevanti, senza di loro vedremmo un'Italia con un altissimo numero di anziani e dove si fanno sempre meno figli: praticamente,Ā un Paese rinsecchito!”.
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