Gli sbarchi sull’isola di Lampedusa non sono terminati, ma dopo i momenti difficili dei giorni scorsi con la presenza di circa 6.000 migranti, la situazione sembra stia tornando alla normalità. La Croce Rossa Italiana ha messo in campo tutte le sue forze per offrire un’accoglienza adeguata alle migliaia di persone arrivate sull’isola alla ricerca di un futuro migliore. Inoltre, anche i trasferimenti, che in alcuni momenti hanno presentato qualche inghippo dovuto ai numeri elevati, sono funzionati.
La Croce Rossa Italiana
Dal 1 giugno scorso la Cri ha preso in gestione l’hotspot di Contrada Imbriacola e sono state fatte delle migliorie per renderlo più funzionale e accogliente. Gli operatori che ogni giorno si interfacciano con i migranti sono tra le 110 e le 130 unità e svolgono attività sia legate alla prime necessità, sia quelle sanitarie e psicologiche, fondamentali per rendere più umano possibile il primo impatto con l’Italia.
L’intervista
Interris.it ha parlato con Francesca Basile, responsabile migrazioni della Croce Rossa Italiana che ha fatto il punto della situazione spiegando come si è cercato di affrontare l’emergenza.
Francesca, che cosa è accaduto nei giorni scorsi?
“Il flusso migratorio ha avuto una forte accelerata e di conseguenza la nostra gestione è stata molto impegnativa. Ad un certo punto ci siamo trovati a controllare cento sbarchi in un solo giorno e 6000 persone nel nostro centro. Numeri del genere presuppongono che la macchina organizzativa si adegui immediatamente agli eventi per garantire il funzionamento di tutti i servizi di base”.
Avete cambiato qualcosa in corsa?
“Naturalmente sì perché si tratta di situazioni che quando accadono avvengono all’improvviso e la nostra capacità sta proprio nel fatto di saper intervenire subito. Uno dei cambiamenti che abbiamo adottato per far fronte all’emergenza è stato quello di incrementare il numero degli operatori, tra cui troviamo sia dipendenti di Croce Rossa Italiana, sia dipendenti da tutta Italia. In questo modo siamo stati in grado di garantire a livello multisettoriale tutte le attività, da quelle sanitarie a quelle più psicologiche”.
Qual è lo sforzo maggiore che avete affrontato?
“Nell’emergenza tutto diventa complesso, sopratutto quando i posti letto sono circa 400, ma ci sono migliaia di persone da sistemare per la notte. Anche in questo caso ci siamo dovuti attrezzare con delle brandine da campeggio, tutelando innanzitutto i più fragili. Inoltre, ci tengo a dire che una delle cose che anche nella difficoltà abbiamo sempre cercato di assicurare è il contatto umano con le persone che arrivano nel nostro hotspot. Dopo un viaggio così lungo ed insidioso non è facile essere catapultati in realtà diversa e in subbuglio. Per questo è fondamentale spiegare loro che cosa sta accadendo e rassicurarli che da noi riceveranno tutti i servizi primari necessari”.
Vi aspettavate lo sbarco di così tanti migranti?
“No, ma semplicemente perché noi non siamo in grado di prevedere gli arrivi. L’emergenza non ci ha comunque colti di sorpresa perché non appena abbiamo visto un aumento importante ci siamo subito preparati per rispondere in modo adeguato adottando un protocollo ad hoc che prevede anche un piano di trasferimenti. Non sappiamo come saranno le prossime settimane, ma certamente le condizioni meteo stanno per cambiare e sappiamo che con la fine della bella stagione i flussi migratori piano piano vanno a diminuire”.