Previsioni tutt’altro che rosee quelle messe sul piatto dal Ministero degli interni, il quale ha annunciato come le stime degli sbarchi dei migranti sul territorio italiano siano decisamente più alte rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Almeno il 45% di arrivi in più, con un 2017 che si prospetta assai peggiore rispetto all’appena concluso 2016. Questo il quadro delineato dal Viminale: da gennaio a oggi, sarebbero poco più di 10 mila i migranti arrivati via mare. Tra questi, almeno 395 sono minori non accompagnati. A conti fatti, a poco più di un mese dall’inizio dell’anno, siamo già al 44,83% in più. Considerando che il 2016 aveva abbondantemente superato il record totale di arrivi (181 mila, il più alto numero mai raggiunto), le premesse per un anno ancora più difficile ci sono davvero tutte.
“Governare il fenomeno”
Parte delle cause che avrebbero determinato un così consistente flusso migratorio in un lasso di tempo relativamente breve, sarebbero da ricercare nel recente accordo tra Italia e Libia sulle immigrazioni, il quale prevede la creazione di centri d’accoglienza sulle coste africane e il blocco delle partenze da parte della Guardia costiera locale. Una decisione che, in qualche modo, pur non essendo ancora entrata in vigore ha contribuito ad accentuare (e accelerare) il caos sul territorio libico, rendendo necessarie misure di prevenzione sul suolo italiano da applicare in virtù dei consistenti flussi migratori attesi nel nostro Paese. A tal proposito, si è espresso il ministro dell’Interno, Marco Minniti, il quale ha spiegato che, entro il mese di giugno, verrà varato un nuovo Piano nazionale per l’integrazione, rivolto ai quei migranti che hanno diritto a restare sul territorio italiano, ribadendo la necessità di “governare e non subire il fenomeno dell’immigrazione. L’Italia ha dimostrato in questi anni di saper reggere una grandissima prova, di fronte a flussi importanti. E ha dimostrato di saper accogliere, mantenendo uno spirito di solidarietà. Ma siamo al punto in cui bisogna dire con chiarezza che il processo va governato, perché non ci sono soluzioni miracolistiche”.
Collaborazione capillare
Il ministro ha specificato come sia di fondamentale importanza rivedere l’intero sistema di accoglienza, creando presupposti adeguati a una buona integrazione sociale per chi resta, e adoperandosi in operazioni di rimpatrio per chi non ha diritto di permanenza (19 milioni dovrebbero essere predisposti per eventuali voli di rientro). Come reso noto nei giorni scorsi da Frontex, i flussi sulla rotta Turchia-Unione europea si sono sensibilmente ridotti (al netto di un accordo duramente criticato dalle organizzazioni non governative, le quali hanno bocciato l’efficacia del piano dal punto di vista umanitario), mentre hanno visto un altrettanto sensibile aumento quelli nel tratto centrale del Mediterraneo. Per far fronte a tale emergenza, tentando finché possibile di scongiurare situazioni tragiche come quelle degli ultimi mesi, si rende però necessaria una collaborazione capillare, che vada a coinvolgere un numero di comuni decisamente maggiore rispetto a quello finora registrato, con la prospettiva di ulteriori incentivi per le amministrazioni virtuose.