Ancora un soccorso in mare per Open Arms che, in nottata, ha riferito di aver preso a bordo 43 persone da “un'imbarcazione in legno in precarie condizioni”, segnalata come “alla deriva in acque internazionali”. Un messaggio arrivato su Twitter e che indica la presenza del barcone a 30 miglia in direzione sud dalle coste di Lampedusa, con il motore in avaria e danni piuttosto evidenti sull'intero scafo. Sembra che le persone imbarcate, fra le quali 13 minorenni e 2 donne (una delle quali incinta), provengano da numerosi Paesi del Nord Africa e dell'Asia centrale e che il salvataggio sia avvenuto in acque del Sar maltese anche se, stando a quanto riferito dagli attivisti dell'ong, da La Valletta non sarebbe arrivata nessuna risposta alle ripetute segnalazioni inviate per oltre un'ora dalla nave dell'ong spagnola Proactiva. Per questo, Open Arms avrebbe deciso di agire, portando a bordo i 43 migranti con l'ausilio di due lance.
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Possibile stallo
I migranti sarebbero partiti da Zwara, in Libia, un paio di giorni fa, a bordo di un barchino in pessime condizioni, arrivato a imbarcare acqua dopo circa un giorno di navigazione. La prima segnalazione sarebbe arrivata da Alarm Phone, che indicava la presenza di un'imbarcazione nel Sar maltese, a ridosso del confine con la competenza italiana (circa 30 miglia a Sud di Lampedusa). La stessa Alarm Phone, a salvataggio avvenuto, ha twittato dicendosi sollevata dall'aiuto fornito da Open Arms “mentre Malta e Italia sono rimaste a guardare. Cosa sarebbe successo se la Open Arms non si fosse trovata in mare? Quante vite ancora sarebbero andate perdute quest'anno, senza le flotte civili?”. Il problema, a questo punto, riguarderebbe proprio la gestione dell'emergenza, con la nave di Open Arms che vorrebbe puntare (anche su indicazione di Malta) verso il porto italiano, con Roma che avrebbe invece demandato la responsabilità all'autorità maltese, all'interno della quale il salvataggio è avvenuto.