Una tragedia senza fine quella dei migranti, che da anni si palesa ogni giorno nelle notizie di cronaca, in rapporti statistici o anche camminando per le strade. Un dramma che ha presentato, e continua a presentare, un conto salatissimo in termini di vite umane perdute. Un tasso elevato, via via sempre più tragico tanto che, quello che si avvia alla conclusione, è stato l’anno che ha portato al maggior numero di morti durante le traversate nelle acque del Mediterraneo: addirittura 5 mila secondo il dossier dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), una media di 14 decessi al giorno. Una cifra sconvolgente, la più alta mai registrata finora.
Nel 2015, i dati raccolti dall’organizzazione, si erano attestati su un numero inferiore alle 4 mila vittime accertate (3771). Un bilancio, quindi, già di per sé tremendo, vertiginosamente aggravatosi nei mesi successivi e superato già nello scorso mese di ottobre. “Un aumento allarmante”, ha commentato il portavoce di Unhcr, William Spindler, derivato da diversi fattori, fra i quali le avverse condizioni del mare e, soprattutto, le situazioni inumane vissute a bordo dei barconi, tra sovraffollamento e violenze. Un record aggravato solo di recente, con l’ennesima strage avvenuta nel mare nostrum, occorsa la notte dello scorso 24 dicembre quando, durante la traversata, due gommoni contenenti, rispettivamente, circa 130 passeggeri il primo e almeno 120 il secondo, sono affondati a seguito di un danneggiamento dello scafo. Appena 63 i superstiti della prima imbarcazione, mentre sono stati 80 quelli tratti in salvo dalla Guardia costiera dall’altro battello. Almeno 100 persone hanno perso la vita.
“Questo è il peggior bilancio di fine anno di sempre”, ha commentato ancora il rappresentante Spindler. La portata conclusiva del disastro ha largamente superato ogni previsione e ogni precedente statistica effettuata. Quello che sta finendo è stato l’anno più funesto dal punto di vista dei decessi di migranti in mare, col suo carico di migliaia di storie, diverse ma rese simili dai comuni elementi del dramma vissuto. Certamente, quello che verrà dovrà essere propedeutico a una maggiore presa di posizione da parte della comunità internazionale, affinché la gestione dell’emergenza venga presa in carico in modo concreto e preventivo.