Si è concluso con la liberazione il sequestro lampo, avvenuto in Messico, del sacerdote padre Óscar Navarro López, rapito nella notte tra martedì e mercoledì nei pressi del convento dei “Missionari di Cristo Mediatore”, ubicato nella regione dell’Altamira. In tutto il Paese si registra un’escalation delle violenze contro membri del clero e dal 2010 è considerato il Paese più pericoloso per svolgere il ministero sacerdotale.
Il sequestro di padre Oscar
E’ durato 30 ore l’incubo di padre Oscar, sequestrato da un commando armato mentre rientrava al convento dei “Missionari di Cristo Mediatore”, ordine di cui fa parte, nella colonia La Herradura di Tampico. Il vescovo, mons. José Luis Dibildox Martínez, aveva riferito che i rapitori si erano messi in contatto con la diocesi per chiedere un riscatto altissimo per il rilascio del religioso e adesso altre fonti ecclesiastiche affermano che non è stata pagata alcuna somma dalla Chiesa. Solo tre gironi fa la criminalità comune ha ucciso il sacerdote indigeno Felipe Altamirano Carrillo nello stato del Nayarit e nelle stesse ore padre Alejandro Solalinde, noto difensore dei migranti e candidato al Premio Nobel per la Pace per il suo impegno, ha ricevuto pesanti minacce di morte.
Un Paese pericoloso
Il Messico è dal 2010 il Paese più pericoloso per svolgere il ministero sacerdotale. I cartelli della droga considerano il clero un punto di riferimento per la popolazione indifesa soprattutto nelle zone rurali, una minaccia per il loro potere. Violenze in aumento anche contro gli attivisti per i diritti umani e i giornalisti. Cinque i reporter aggrediti solo a marzo. La sicurezza si è ulteriormente deteriorata dopo il mutamento degli equilibri criminali, con l’estradizione del boss del cartello di Sinaloa, Joaquín El Chapo Guzmán.