I mari italiani sono una risorsa in quanto sono caratterizzati da un’elevata varietà di biodiversità. Solo il Mediterraneo infatti, pur avendo una superficie pari a circa l’1% di quella di tutti gli oceani, ospita oltre 12.000 specie marine. Inoltre, considerato uno dei mari più belli del mondo, vanta di acque cristalline, coste pittoresche e di isole affascinanti che lo rendono un luogo unico.
L’intervista
In occasione della Giornata Internazionale del Mar Mediterraneo, Interris.it ha intervistato l’ing. Giordano Giorgi, responsabile del centro nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera, la climatologia marina e l’oceanografia operativa di Ispra. L’ing. Giorgi è anche il coordinatore di MER (Marine Ecosystem Restoration), il più grande progetto italiano sul mare nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Ing. Giorgi, che cosa rende il Mediterraneo così importante?
“Si tratta di un rilevante hotspot di biodiversità. La varietà di specie marine e gli habitat presenti supera il 10% del totale presente nell’intero globo terrestre. La biodiversità riveste un compito fondamentale, in quanto rende gli ecosistemi marini funzionali e in grado di resistere ai cambiamenti che si possono palesare. Tra questi quello della presenza di nuove specie aliene che possono danneggiare pesantemente l’ambiente e, nel caso di contatto o soggette a consumo, possono essere molto pericolose per la salute umana”.
Da dove arrivano queste specie?
“Da altri mari, tramite per esempio le acque di zavorra trasportate dalle unità navali o anche semplicemente superando lo scoglio del canale di Suez o lo stretto di Gibilterra. Si tratta di specie marine che fino a uno o due secoli fa non erano assolutamente presenti nei nostri mari, ma che oggi rappresentano invece, un problema da tenere in considerazione, in quanto, anche semplicemente dal punto di vista della balneazione, rendono le nostre acque meno accoglienti”.
Possiamo dire che il Mediterraneo potrebbe perdere l’etichetta di oasi felice?
“Diciamo che in parte lo è ancora, ma senza ombra di tutto, con il passare del tempo, si sta tropicalizzando e si sta popolando di specie marine che hanno dei comportamenti e delle dinamiche molto aggressive. Per questo motivo, nonostante resta un mare tranquillo, questi cambiamenti vanno monitorati”.
Vi è piena coscienza della bellezza del nostro Mediterraneo?
“Assolutamente no, anzi vorrei dire che si tratta di un mare poco noto. Noi tutti molto spesso pensiamo al mare dei Caraibi e alle barriere coralline dei mari tropicali, molto riperse nei documentari. Ignoriamo invece, le tante strutture presenti nei mari di casa nostra e mi riferisco per esempio ai settanta monti marini presenti nel Mediterraneo. Inoltre, solo da noi vi è la posidonia oceanica, una pianta acquatica, con caratteristiche simili a quelle delle piante terrestri, con radici, un fusto rizomatoso, foglie nastriformi, fiori e frutti. Ne derivano praterie sottomarine che offrono una notevole importanza ecologica e costituiscono la comunità climax del mar Mediterraneo, esercitando una notevole azione nella protezione della linea di costa dall’erosione. Infine, costituisce un habitat per molti organismi animali e vegetali che nella prateria trovano nutrimento e protezione”.
È corretto pensare che una delle funzioni del Mediterraneo è quella di mitigare il clima?
“Senza dubbio sì, e occorre ricordare che i mari sono indispensabili per garantire la vita sulla terra. Detto ciò, le acque regolano il clima del nostro pianeta, e mitigano l’escursione tra inverno ed estate e alcune oscillazioni che si possono avere durante i periodi più piovosi e i periodi più siccitosi. Ad oggi, il cambiamento climatico in atto innalza la temperatura delle acque con conseguenze negative sulle specie che lo abitano, ma è certo che se non ci fosse il mare avremmo inverni molto più freddi ed estati molto più calde”.