Cna situazione che “non può evidentemente essere risolta con il semplice invio di bottiglie di acqua”. Così dalla Mare Jonio accolgono l'arrivo di alcuni aiuti a bordo della nave, che incrocia al largo di Lampedusa con 34 migranti a bordo, quelli rimasti dopo il trasbordo dei 64 soggetti deboli (donne, bambini e coloro fisicamente più deteriorati) sulle motovedette della Guardia Costiera. Aiuti arrivati in giornata, dopo che un nuovo allarme era stato lanciato dall'equipaggio e dal personale medico a bordo della nave di Mediterranea Saving Humans: “Il personale sanitario di bordo della Mare Jonio ha inviato alle autorità competenti una nuova richiesta urgente di entrata in porto della nave, a causa del rischio di emergenza igienico-sanitaria. A creare allarme è la mancanza di acqua destinata a uso igienico e alle altre necessità di bordo, mancanza che si protrae da ormai 40 ore e di cui le autorità sono informate già dalle prime ore di ieri mattina”. Al momento, però, resta il divieto per la nave di avvicinarsi alle coste italiane, nonostante il mare mosso.
Il trasbordo
I primi sbarchi dalla nave Mare Jonio, auotirzzati dal Viminale per ragioni sanitarie, sono avvenuti nelle prime ore della notte. In 64, quasi tutti donne, bambini e alunce persone più deboli, hanno lasciato l'imbarcazione di Mediterranea con un'operazione di trasbordo della Guardia Costiera, che ha preso a bordo i 64 migranti in condizioni molto complicate, visto il mare mosso e l'impossibilità per la nave ong di riparare in un tratto di mare più prossimo alla costa e meno esposto alle onde: “Dopo le tante richieste che abbiamo avanzato – ha scritto sui sociali Mediterranea Saving Humans -, finalmente le autorità italiane hanno permesso alla Guardia costiera di venire a trasbordare su una motovedetta, per portali a terra, i naufraghi più vulnerabili: donne incinte, mamme con bambini e minori non accompagnati”.
Prosegue lo stallo
La Mare Jonio, nei giorni scorsi, aveva salvato un centinaio di persone al largo della Libia, dirigendosi poi verso Lampedusa senza ricvere però l'autorizzazione del Viminale ad avvicinarsi alla costa, nonostante le condizioni del mare fossero in peggioramento. Uno stallo che prosegue tuttora visto che, dopo lo sbarco urgente dei 64, il Ministero dell'Interno non consente alla nave con i restanti migranti a bordo (circa una quarantina) di avvicinarsi alle acque italiane. Una situazione resa ancora più complicata non solo dal mare mosso ma anche dal mancato coordinamento dell'intervento Sar il che, in sostanza, lascia la Mare Jonio in balia delle onde, senza ricevere alcuna indicazione su un porto dove attraccare. Il coordinatore sanitario di bordo, nelle scorse ore aveva auspicato uno sbarco immediato viste le condizioni medico-sanitarie riscontrate fra i migranti: Il perdurare della permanenza prolungata a bordo non potrà che costituire un fattore di aggravamento generale dei sintomi manifestati e di quelli presenti per ora in una soglia pre-clinica”. Molti di loro, secondo la relazione sanitaria, avrebbero subito torture nei centri di detenzione in Libia.
Situazione simile quella che riguarda la nave Eleonore, della ong tedesca Lifeline, che al momento sta incrociando al largo delle coste maltesi con 101 persone a bordo: “A causa della ristrettezza – scrivono gli attivisti -, il ponte non può essere pulito. Il rischio di infezione aumenta, specialmente quando le persone diventano sempre più deboli”. Anche per la Eleonore vige il divieto d'ingresso nelle acque italiane diramato alla Mare Jonio.