Da ieri, 1 gennaio 2018, fumare marijuana per le strade della California è legale. È, infatti, entrata in vigore una legge approvata nell'ottobre 2016 con un referendum che rende possibile fumare, coltivare e acquistare cannabis per scopo ricreativo.
La legge
Tutti i residenti potranno, purché almeno 21enni, coltivare non più di sei piantine a famiglia e possedere circa 30 grammi di marijuana. La legalizzazione è accompagnata da regole e vincoli commerciali simili a quelle del mercato degli alcolici e del tabacco: i consumatori sono tenuti a mostrare il documento e devono poter pagare in contanti. Non sarà possibile consumare questa sostanza nei locali in cui è vietato fumare e bere alcolici.
La California si unisce così a Nevada, Maine e Massachusetts, Alaska e Colorado per quanto riguarda la legalizzazione diffusa della canapa. Arkansas, Montana, Florida e North Dakota per ora hanno consentito l’uso della pianta solo sotto prescrizione medica.
Le licenze concesse dallo Stato americano per la vendita e il commercio di piantine e semi sono circa novanta. Si stima che il mercato possa arrivare a oltre 6miliardi di dollari di fatturato nel 2020. La California prevede di incassare un miliardo di entrate fiscali l'anno.
Il contributo di Soros
Nel referendum sulla legalizzazione della cannabis ha giocato un ruolo preminente la figura di George Soros, finanziere impegnato con la sua fondazione Open Society a sostenere economicamente cause come il sostegno all'immigrazione, la droga libera, l'accesso all'aborto, i diritti lgbt.
Il magnate ha stanziato circa quattro milioni di dollari attraverso un'organizzazione denominata Drug Policy Action per sostenere il sì alla legalizzazione durante la campagna referendaria. Già nel 2010 Soros intervenne a suon di denari per finanziare la legalizzazione della cannabis in California, ma in quel caso il referendum diede un esito diverso, rimandando la droga libera nello Stato americano. “Le nostre leggi sulla marijuana stanno chiaramente facendo più male che bene”, aveva commentato il finanziere all'epoca in un editoriale sul Wall Street Journal.
L'influenza del finanziere anche in Uruguay
Non solo in California, Soros finanzia la legalizzazione della cannabis anche altrove. Ad esempio lo ha fatto in Uruguay, come riferisce la stampa locale, donando alla causa della legalizzazione circa 60mila dollari. L'intervento di Soros è stato confermato anche dal presidente dell'Uruguay, José Mujica, che ha detto: “Lui ha influenza in alcune ong importanti, ha collaborato e lo continuerà a fare in questo senso“. Legittimo chiedersi cosa spinga un simile finanziere ad erogare fondi importanti per questa causa.