L'utero in affitto è una pratica che “offende in modo intollerabile la dignità della donne e mina nel profondo le relazioni umane”. Così ha sottolineato la Corte costituzionale in una sentenza del 18 dicembre scorso e così ribadiscono oggi alcuni gruppi di femministe in un appello rivolto ai candidati alle elezioni politiche del 4 marzo.
Ad aderire a questa campagna sono le associazioni “Se non ora quando – Libere”, “Arcilesbica”, “Rue-Rete contro l'utero in affitto”, alcune sezioni territoriali dell'Unione donne italiane e dell'Arcidonna, esponenti della cultura come Susanna Tamaro, Lorella Zanardo e Marina Terragni. La richiesta che fanno ai politici è di prendere posizione in modo esplicito contro questa pratica e contro chi aggira il divieto della legge 40 andando ad affittare un utero all'estero e tornare in Italia con il bambino. Del resto, sottolineano le femministe, il corpo delle donne “non può essere fatto oggetto di scambio”.
Verrà dunque sottoposto un appello da firmare ai dirigenti di partito in cui sarà richiesto di “impegnarsi a rispettare il divieto” di maternità surrogata che vige in Italia, di “assumere misure per impedirne l’aggiramento” semplicemente andando all’estero e infine “agire a livello internazionale perché la gravidanza per altri venga progressivamente abolita”.
In attesa di sapere chi tra i candidati sottoscriverà l'appello, intanto è possibile a chiunque aderire alla petizione firmando sulla piattaforma Change.org. “Nella prossima campagna elettorale noi saremo impegnate – si legge nel documento – a valutare la coerenza dei programmi e delle candidature. Faremo campagna invitando a non votare candidati o candidate che manifesteranno posizioni contrarie al mantenimento del divieto (alla maternità surrogata, ndr)”.
La campagna dei gruppi femministi ha evidentemente colto nel segno, visto che la senatrice Monica Cirinnà (Pd), prima firmataria della legge sulle unioni civili, ha risposto loro su Twitter: “Orgogliosa di non rappresentarvi e di non essere votata da voi!”.