Secondo le statistiche ufficiali dell’Unicef, nella Repubblica Dominicana oltre 320 mila bambini, nella fascia di età tra 5 e 17 anni, sono coinvolti in lavori da adulti, esposti a pericoli e malattie che impediscono loro di frequentare la scuola, li priva di assistenza medica e di crescere in famiglia. Sempre secondo i dati, il fenomeno del lavoro minorile è più diffuso tra i bambini e le bambine che vivono nelle zone urbane rispetto a quelli delle zone rurali, un fenomeno in controtendenza rispetto al resto del mondo.
Nella Repubblica Dominicana, una democrazia rappresentativa situata nei due terzi orientali dell’isola caraibica di Hispaniola, i lavori svolta dai minori sono tutte attività vietate dal governo del Presidente Medina per quella fascia di età. “Il 12,8% di tutti i minori tra 5 e 7 anni di età – si legge nello studio redatto dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia intitolato “Una opportunità giusta per ogni bambino, Repubblica Dominicana 2016” – sono vittime del lavoro minorile”. Il Paese insulare, che conta quasi 10 milioni di abitanti di cui il 30% sotto i 15 anni di età, è al decimo posto in America Latina e Caraibi dove si registra la più alta percentuale di bambini lavoratori, con un tasso tre volte superiore alla media della regione che si attesta intorno al 9%.
Il fenomeno è così diffuso nel Paese che lo scorso settembre centinaia di bambini e adolescenti di alcuni quartieri del distretto municipale di San Cristobàl hanno fatto una marcia di protesta per il rispetto dei diritti dell’infanzia, contro i maltrattamenti, gli abusi e il lavoro minorile. I piccoli dimostranti hanno anche chiesto ai genitori di dedicargli più tempo. La marcia era stata realizzata nel contesto del “mese della Bibbia”, in corso nel Paese ogni settembre, sotto il motto “istruiscimi per il futuro”.