E’ nato dalla collaborazione tra l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e la Fondazione Giovanni Paolo II il progetto per ridurre le conseguenze psicologiche che il cruento conflitto in Siria causa ai bambini del Paese.
I numeri
Sono quasi 6 milioni di bambini siriani che vivono sotto i bombardamenti. Di questi, circa 3 sono cresciuti vedendo solo la guerra. Due bambini su tre dicono di aver perso qualcuno che amavano, la loro casa è stata bombardata o sono rimasti feriti a causa del conflitto. Il 50 per cento degli adulti denuncia che gli adolescenti ormai fanno uso di droghe per affrontare lo stress. Le violenze domestiche sono aumentate e il 59% degli intervistati conosce bambini e ragazzi reclutati nei gruppi armati, alcuni anche sotto i 7 anni. Secondo l’81 per cento degli adulti intervistati (in base ad un report pubblicato da Save the Children), i bambini sono diventati più aggressivi. Sono tantissimi i bambini che soffrono di minzione involontaria e di frequente enuresi notturna e quelli che la notte non riescono a dormire per gli incubi, la paura del buio, dei bombardamenti, della perdita della famiglia. La metà degli adulti intervistati denuncia che molti bambini non riescono più a parlare o commettono atti di autolesionismo sino al suicidio.
Il progetto
L’intervento, della durata di tre anni, ha come obiettivo quello di formare gli operatori sanitari sul trattamento dei bambini affetti da disturbi post traumatici da stress in modo da ridurre gli effetti a breve e a lungo termine sul piano psicopatologico, comportamentale e cognitivo. Un programma solidale, costruito proprio in virtù delle problematiche riscontrate nei bambini di Aleppo, Damasco e di tutte le altre città coinvolte nei bombardamenti, al fine di affrontare e risolvere i devastanti e, purtroppo, duraturi effetti dei traumi post-bellici.