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Libano: l'inferno dei campi profughi

Il Libano ĆØ un piccolo Paese di circa 6 milioni di abitanti. A partire dal 2012, dopo l'esplosione della crisi siriana, ĆØ stato oggetto di un importante flusso migratorio proveniente proprio dalla vicina Siria. E cosƬ, nel giro di pochi anni, una regione grande la metĆ  della Lombardia si ĆØ trovata ad accogliere quasi due milioni di disperatii che scappavano dalla guerra. ā€œLa crisi dei profughi siriani nel Paese ha aspetti di assoluta novitĆ , estremamente interessantiā€, spiega ai microfoni di In Terris Alberto Capannini, il volontario di ā€œOperazione Colombaā€ che giovedƬ 25, nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati ha presentato un dossier sulle condizione di vita dei Siriani nei campi profughi libanesi. ā€œLa guerra in Siria ha rotto un'illusione: ovvero credere che le guerre rimangono dove sono. Da questa crisi in poi tutte le guerre arriveranno in Europa. Per cui, o impariamo a gestire le guerre, o avremo milioni di profughi che premono ai confini dellā€™Europaā€, ha concluso il volontario.

Le condizioni

I volontari di Operazione Colomba, il corpo non violento di pace della ComunitĆ  Papa Giovanni XXIII, vivono direttamente nei campi profughi del paese mediorientale: ā€œNoi viviamo lƬ dal 2013-2014. La prima volta che abbiamo chiesto di mettere una tenda vicino nel campo dove vivevano i profughi ci hanno detto di no, perchĆ© non si puĆ² vivere cosƬ. Questa ci ĆØ sembrata una certificazione del fatto che in quanto Siriani loro erano meno di noi, che invece siamo importanti, venendo dall'Europaā€. Per questo siamo rimasti a vivere con loro, racconta Capannini nella saletta dove si tiene la conferenza stampa. Una situazione che, come fotografa il report, si deteriora ogni giorno di piĆ¹. ā€œLa situazione non ĆØ mai stata cosƬ drammatica. Le famiglie sono intrappolate tra la paura dell'arresto e la leva militare obbligatoria se tornano in Siria, l'impossibilitĆ  di sopravvivere in Libano e i rischi delle pericolose rotte via mare verso l'Europaā€, si legge nel dossier presentato da Operazione Colomba.

Le violenze

Il 15 aprile di quest'anno il Consiglio Supremo di Difesa Libanese ha preso una serie di decisioni che coinvolgono i Siriani in Libano. Queste misure sono state criticate in maniera molto puntuale dai volontari di operazione Colomba. Secondo i loro dati, infatti, sarebbero circa 400 i Siriani rimandati in patria. ā€œI rifugiati che vengono spediti in patria in zone controllate dal regime sono in pericoloā€, dichiarava a novembre Mouin El Meherebi, ex ministro libanese per gli Affari dei Rifugiati. Mentre ĆØ del 13 maggio la misura piĆ¹ odiosa: l'Ufficio per la Sicurezza Generale ha emesso un ordine del giorno in cui si procede a espellere o consegnare in maniera coatta, senza nessuna indagine giudiziaria, tutti i Siriani entrati nel paese dopo il 24 aprile. Queste misure coercitive hanno accentuato un fenomeno giĆ  in essere: il progressivo peggioramento delle condizioni di vita nei campi libanesi, infatti, aveva giĆ  portato, tra il 2016 e l'inizio del 2019, 32.272 profughi a lasciare le tendopoli nel Paese dei cedri per tornare in patria sono stati. Ebbene, tra dicembre 2018 e marzo 2019 si calcola che addirittura 172.046 Siriani abbiano scelto di abbandonare i campi, segno che le condizioni di vita in Libano sono diventate insostenibili. A contribuire a questo clima di tensione crescente intorno ai rifugiati,Ā ci sono le incursioni militari, soprattutto nella valle di Beqqua e nelle aree intorno alla capitale Beirut. Gli abitanti dei campi raccontano di un numero crescente di raid militari indiscriminati che vengono vissuti come veri e propri abusi dalla popolazione. Il dossier raccoglie la testimonianza di unĀ siriano, che racconta di essere stato imprigionato e torturato per 24 ore. ā€œIl giorno dopo, i soldati si sono resi conto che mi avevano confuso con qualcun altro e cosƬ mi hanno lasciato tornare a casaā€. In questo contesto di insicurezza si crea anche un altro problema, ovvero lo smantellamento delle strutture in pietra dove possono dormire i rifugiati: dal 15 aprile le case distrutte sono state 5.682. La maggior parte di queste strutture sono state abbattute dai profughiĀ stessi, dopo il divieto decretato dall'esercito per i Siriani di vivere in costruzioni di pietra. Un problema enorme, se si considera la geografia del piccolo paese affacciato sul Mediterraneo: con le sue montagne e la vicinanza al mare, infatti, il Paese ha inverni freddi e spesso nevosi, ciĆ² che rende la vita nei campi ancora piĆ¹ difficile. Ma ĆØ complessivamente il clima intorno ai rifugiati siriani ad essere peggiorato: dalla formazione del nuovo governo, infatti, la propaganda anti siriana ha compiuto un evidente salto di qualitĆ , diventando, in pochi mesi, una questione centrale nell'agenda politica di Beirut. Alcune formazioni politiche come il Free Patriotic Movement accusano ormai da mesi i Siriani di essere la causa della crisi economica che attanagliando Libano.

La proposta

Operazione Colomba rilancia la soluzione nata dal confronto con i rifugiati Siriani, che consiste nella creazione di zone umanitarie in Siria, ovvero di territori che scelgono la neutralitĆ  rispetto al conflitto, sottoposti a protezione internazionale, in cui non abbiano accesso attori armati, sul modello, ad esempio, della ComunitĆ  di Pace di San JosĆ© di Apartado in Colombia. Un territorio che, come sottolinea Capannini, ā€œnon ĆØ disponibile per nessun gruppo militare armatoā€.

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