Le risorse marine usate per produrre energia elettrica e acqua potabile

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A sinistra il dr. Pasquale Sinis. Foto: azienda speciale parco di Porto Conte

Nell’area marina protetta di Capo Caccia Isola Piana ad Alghero si pensa a un futuro alternativo e per questo motivo è stato installato un primo generatore offshore, in grado di produrre energia elettrica e acqua potabile, sfruttando l’energia delle onde del mare, i raggi solari e il vento. Questo impianto è conosciuto con il nome di Wepa, acronimo di “water energy point absorber”, ed è stato realizzato dalla Wave for Energy Srl in stretta collaborazione con il Politecnico di Torino. L’installazione è avvenuta nell’ambito del progetto denominato “Waves4Water”, finanziato e fortemente voluto da Sardegna Ricerche attraverso il programma operativo regionale 2014/2020. 

L’intervista

L’apparecchio si trova a 500 mt dalla costa, in località Polt Agra, di fronte alla costa di Capo Galera, poco fuori dal perimetro dell’Area Marina Protetta Capo Caccia Isola Piana. Il dr. Pasquale Sinis, responsabile unico di progetto dell’Azienda Speciale Parco di Porto Conte ha spiegato ad interris.it le motivazioni che hanno spinto all’installazione di questo prototipo e quali potrebbero essere i benefici. 

Dr. Sinis, quale è l’obiettivo di questo progetto?

“Il fine è quello di testare un impianto offshore che sfrutta le risorse marine per produrre energia elettrica pulita e per fornire acqua potabile. Siamo in una fase di studio e di monitoraggio, ma qualora questo prototipo desse i risultati auspicati, l’energia prodotta sarà rivolta alle imprese che operano all’interno dell’ente. Come tutti i progetti di ricerca serve del tempo per capire se è valido o meno e in caso contrario come intervenire per migliorarlo. L’impianto verrà monitorato mensilmente per un periodo di circa un anno e lo studio dell’energia prodotta ci permetterà di avere dei dati certi sulla effettiva capacità del prototipo”.

Se l’impianto funzionerà quale sarà il prossimo step?

“L’idea è quella di poter accedere a dei finanziamenti e di costruire dei prototipi sempre più performanti che permettano di sviluppare la fase successiva di commercializzazione dei kw prodotti. Dalle analisi che abbiamo, ad oggi questo strumento dovrebbe produrre intorno i 22-25kw, ma dopo questo periodo di test dovranno aumentare. Pensiamo a una condotta marina che collegherà il prototipo a terra e potrà alimentare le imprese che saranno così in grado di usufruire dell’energia a costo zero e abbattere di costi delle bollette”. 

Come è strutturato questo prototipo?

“Le tecnologie integrate nell’impianto sono due. La prima è un convertitore del moto ondoso galleggiante a oscillazione verticale, che sfrutta la tecnologia degli assorbitori puntiformi per poter catturare l’energia cinetica muovendosi in sintonia con le onde. La seconda invece, è un sistema di desalinizzazione a osmosi inversa. Inoltre, in superficie ci sono alcuni pannelli solari e una micro pala eolica per massimizzare la produzione di energia elettrica, e un pacco di batterie per la stabilità del rifornimento energetico. Il risultato è un sistema compatto e flessibile, in grado di lavorare anche in condizioni marine avverse e molto facile da installare”.

Perché trasformare l’acqua salata in acqua dolce?

“Rendere potabile l’acqua del mare significa poterla usare per irrigare le aree del parco e renderla usufruibile alle aziende certificate con il marchio di qualità del parco che operano in diversi settori, come quello agricolo, vinicolo e ricettivo. Anche in questo caso si tratta di un grande obiettivo in un momento storico in cui ogni giorno si parla molto di ridurre i consumi dell’acqua”.

Perché è stato installato in questa determinata area?

“Tramite l’Enea abbiamo riscontrato che la zona nord ovest della Sardegna grazie alla presenza del maestrale ha tutte le condizioni meteo climatiche più favorevoli per l’installazione del prototipo. Forti di questo, abbiamo pensato di sfruttare l’elemento del vento che caratterizza la nostra zona per tutto l’anno e metterla a servizio nostro per produrre qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno. Anche altri Paesi nel mondo come la Spagna, l’Inghilterra e il Portogallo hanno apparecchiature simili che sfruttano le condizioni climatiche per produrre energia”.

Elena Padovan: