“We Struggle to survive”, ossi “Ci sacrifichiamo per vivere”, ĆØ il nuovo rapporto presentato da Terre des Hommes in occasione della giornata mondiale contro il lavoro minorile. Secondo l’organizzazione, presente in Siria e nei territori limitrofi, il fenomeno ha raggiunto dimensioni allarmanti tra i rifugiati siriani.
“Le disperate condizioni di vita dei siriani dopo cinque anni di conflitto stanno spingendo sempre piĆ¹ minori ad accettare qualsiasi lavoro, anche quelli piĆ¹ pesanti o pericolosi”, dichiara Raffaele Salinari, Presidente di Terre des Hommes. “Sebbene non siano disponibili dati ufficiali sul numero dei bambini lavoratori, abbiamo riscontrato che tra le famiglie rifugiate il ricorso al lavoro dei bambini sta diventando la risposta piĆ¹ comune alla drammatica mancanza di risorse economiche e di accesso gratuito ai servizi di base. Chiediamo quindi ai governi che ospitano i rifugiati e alle agenzie umanitarie di adottare immediatamente meccanismi di protezione dei bambini e di prevenzione del loro sfruttamento che tengano conto della complessitĆ del fenomeno”.
ĀParticolarmente preoccupante la presenza del lavoro minorile in Turchia, un paese che aspira ad entrare nell’ĀUnione Europea e l’Āaffacciarsi di questo fenomeno sulla rotta balcanica a seguito della chiusura del confine tra Grecia e Macedonia, con alcuni casi di bambini lavoratori rilevati nella zona di Idomeni, a causa della mancanza di un’Āadeguata assistenza umanitaria ai migrantiĀ.
La mancanza di dati sullĀ’incidenza del fenomeno nei vari stati presi sotto esame impedisce loro di elaborare delle politiche mirate. Per questo Terre des Hommes raccomanda la raccolta continuativa dei dati sul lavoro minorile tra i rifugiati siriani. Terre des Hommes ĆØ in particolare preoccupata per lĀ’accordo tra UE e la Turchia, che potrebbe portare a concrete violazioni del diritto umanitario, ostacolando le richieste di asilo. All’ĀUnione Europea l’organizzazione raccomanda di mettere in atto meccanismi per la prevenzione e la protezione dei bambini rifugiati, in particolare per coloro che sono vittime di sfruttamento lavorativo.