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Lavoro domestico: più della metà è in nero

Meno della metà delle badanti inpiegate in Italia hanno un regolare contratto di lavoro. Lo rivela l'indagine effettuata da Acli Colf, presentata durante la XIX Assemblea nazionale che si è tenuta il 24 e il 25 novembre a Roma. In tale occasione, è stata eletta nuova segretaria nazionale Giamaica Puntillo.

Il report

Del milione e mezzo idisoggetti impiegati nel lavoro domestico e di cura nel nostro Paese, si legge nel rapporto ripreso dal Sir, solo 864.526mila – l’88,3% di sesso femminile, l’11,7% costituito da uomini – sono regolarmente registrati all’Inps, il 54.4% assunti/e come colf, il 45.6%, come badanti. Tutti gli altri lavorano senza copertura previdenziale ed assicurativa. 

Nazionalità

Oltre il 73% è di origine straniera, il restante italiana, anche se si registra un aumento degli italiani che hanno segnato un +6.9% nel 2017 rispetto all’anno precedente. Paesi dell’Est (Ucraina, Romania, Moldova) e Sud–America (Ecuador e Perù) le nazioni di provenienza della maggior parte delle donne occupate nel settore. Secondo dati Inps 2017, i lavoratori domestici che provengono dall’Europa dell’Est sono quasi la metà (43,8%). L’8,3% viene da Sud America e America centrale; vi è poi un’importante migrazione legata al lavoro di cura anche da Filippine, Asia orientale e Africa del Nord. Più della metà di questi lavoratori sono concentrati in quatto regioni: Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Toscana. Oltre la metà ha un’età compresa fra i 40 e i 59 anni, il 14% ha più di 60 anni.

 

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