La tragedia di Noa sta infiammando l'opinione pubblica. In molti si interrogano sull'opportunità di avallare o meno l'eutanasia o il suicidio assistito nei confronti di persone sofferenti, anche minorenni. Sull'intangibile valore della vita umana anche se malata o nelle fasi finali dell'esistenza terrena – concetto ribadito anche da Papa Francesco: “L'eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta per tutti” – In Terris ha chiesto un commento a Girolamo Sirchia, medico e politico cattolico già Ministro della salute. Da sempre attento, ai temi bioetici (porta il suo nome la legge 40 sulla procreazione assistita) e alla salute integrale dell'individuo: durante il suo Ministero riuscì a varare l'innovativa norma a tutela della salute pubblica e dei diritti dei non fumatori, estendendo il divieto di fumo in tutti i locali pubblici, provvedimento poi imitato da diversi altri Paesi europei. In esclusiva, In Terris ha chiesto un suo commento sulla tragedia di Noa.
Il commento
“E' quanto meno una notizia impressionante – esordisce l'ex ministro della Salute – nel senso che lascia molto perplessi. Non tanto perché la ragazza abbia chiesto di morire, ma perché le è stato concesso”. L'Olanda è un Paese dove vige una grande tolleranza: lo abbiamo visto con la legalizzazione delle droghe e della prostituzione. “Questo però è un precedente molto grave – sottolinea – perché più che un procedimento centrato sul bisogno della persona” come dovrebbe essere un intervento medico “sembra un film horror”. Perché? “Non conosco la storia di Noa personalmente perciò non voglio tranciare giudizi, ma a primo impatto mi dà orrore e un senso di grande disagio”. Noa soffriva di depressione e anoressia da molti anni, a causa di due violenze sessuali subite da bambina: i vari ricoveri non erano serviti. Nelle ultime ore di vita, aveva scritto in un post: “In questo caso, amare è lasciare andare”.”Io non sono d'accordo” evidenzia il dott. Sirchia, “perché la ragazza soffriva di una patologia psichica – la depressione – molto pesante per cui poteva avere un pensiero distorto dalla patologia stessa”. Un desiderio di morte condizionato dalla malattia, dunque. “Sì. Ma ciò che è discutibile è che una ragazza malata neppure maggiorenne venga lasciata a sé”, al suo dolore o, come in questo caso, “le venga concesso di morire”. “Secondo il mio punto di vista” da medico e uomo di fede “consentire quanto successo a Noa è una cosa molto grave”. “Condivido in pieno le parole di Papa Francesco e della Pontificia Accademia della Vita” che ha critto 'La morte di Noa è una grande perdita per ogni società civile e per l’umanità. Noi dobbiamo sempre affermare le ragioni positive per la vita' perché – rimarca Sirchia – è un orrore una cosa del genere, una situazione che un medico non può accettare, soprattutto in una situazione come quella di Noa: una giovane che ha una psicopatia che potrebbe col tempo cambiare la visione della propria vita e che soprattutto potrebbe essere aiutata a farlo. Invece, acconsentire tout court a quello che di fatto è un suicidio è una cosa che mi lascia molto perplesso e addolorato”. “Io – conclude il luminare – penso che si sarebbe potuto fare di più per salvarle la vita”.