Legalizzare la prostituzione significa favorire la tratta di esseri umani e la schiavitù di migliaia di donne. E' quanto viene ribadito dalla campagna “Non legalizziamo gli stupri a pagamento! No al Ddl Rufa“, promossa dal portale www.citizengo.org. La petizione, non solo rigetta l'idea di riaprire le case chiuse, ma chiede l'inasprimento delle pene per i “clienti” che contribuiscono alla prosperità di questo fenomeno.
Il Ddl Rufa
Già in passato, la Lega aveva provato – senza successo – a chiedere l'abrogazione della legge Merlin con una raccolta firme. Un nuovo tentativo è stato fatto lo scorso 7 febbraio, quano il senatore leghista Gianfranco Rufa, segretario nella Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, ha depositato a Palazzo Madama una proposta di legge intitolata “Disposizioni in materia di disciplina nell'esercizio della prostituzione” che mira a “combattere l'esercizio della professione secondo le modalità vigenti”, vietando la pratica nei luoghi pubblici. La proposta, inoltre, prevede l'abrogazione dei primi due articoli della Legge Merlin che nel 1958 portò alla chiusura delle cosiddette case chiuse.
Il disegno di legge, inoltre, prevede un vero e proprio registro per documentare e garantire sia i clienti che le prostitute, ma anche l'obbligo di eseguire accertamenti sanitari ogni sei mesi – e con multe da mille a 10mila euro per i trasgressori -, un aumento di pena per chi compie atti sessuali con minorenni in cambio di denaro e per chi si macchia del reato di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. Questo, ha spiegato il senatore Rufa ha dichiarato all'Adnkronos, sarebbe “un gesto di civiltà nei confronti delle prostitute che si trovano per strada, per il decoro e l'immagine delle stesse strade”.
In Terris ha contattato Filippo Savarese, direttore delle Campagne CitizenGo Italia per affrontare l'argomento.
Perché avete avviato questa campagna?
“Perché vediamo diffondersi di nuovo, e ultimamente anche con maggiore intensità politica, questa grande menzogna della legalizzazione della prostituzione come 'atto di civiltà' nei confronti delle donne che fanno parte di questo mercato. Ciò dimostra quanta ignoranza ci sia attorno a tale fenomeno. E questo nonostante il grande lavoro svolto da diverse associazioni come la Papa Giovanni XXIII. Le donne che sono per la strada sono schiave, vengono ricattate, spesso sono molto indebitate con la criminalità organizzata. Quindi dire che si vuole legalizzare la prostituzione solo in ambienti privati come gesto di dignità e civiltà nei loro confronti, significa non conoscere assolutamente lo stato della situazione. Questo da parte di un legislatore è molto grave”.
Considerando la prostituzione come una professione, non si rischia di sottovalutare il problema della tratta e dello sfruttamento sessuale?
“Assolutamente sì. Spesso sento dire che questo disegno di legge è importante per regolarizzare la posizione di alcune professioniste, come le cosiddette escort del lusso, donne che liberamente e consapevolmente svolgono questo tipo di professione e che vorrebbero essere regolarizzate. E' un'enorme ipocrisia. Considerato tutto il fenomeno della prostituzione, questa percentuale di donne è veramente minoritaria, rispetto alla grande platea di schiave sessuali che in Italia, in Europa e nel mondo sono dentro questo mercato. La legalizzazione della prostituzione, poi, non porterebbe agli esiti sperati: le escort di lusso, come è noto, si muovono su canali privati, preferiscono restare anonime e non credo che nessuna di loro sogni o desideri rinunciare a parte del loro guadagno per pagare le tasse. Se questo ddl venisse approvato sarebbe come dare una sorta di pacca sulla spalla alla criminalità organizzata che, oltre a creare bordelli in cui sfruttare le donne vittime della tratta, avrebbe il vantaggio di poter svolgere i propri traffici di nascosto. Andiamo verso un disastro assoluto. Si tratta dell'intenzione, in parte comprensibile, di voler ripulire le strade da un degrado oggettivo, ma qui andiamo a nascondere sotto il tappeto il problema. Noi l'abbiamo definita una legge sugli 'stupri a pagamento'. In Germania e Olanda, dopo la legalizzazione sono nate grandi case chiuse in cui avviene di tutto contro le donne, non c'è nessuno rispetto della loro dignità. Sono luoghi di tolleranza degli stupri e questo non è assolutamente accettabile”.
Quello di legalizzare la prostituzione e far pagare le tasse a queste donne, è un pretesto per rimpinguare le casse dello Stato?
“In realtà questo argomento della tassazione regge pochissimo, un po' per i motivi di cui ho parlato prima. La quota di donne che andrebbe volontariamente a dichiararsi allo Stato e che quindi pagherebbe le tasse sarebbe veramente minima e i proventi ridicoli. Mentre prospererebbe il mercato nero, aumentando anche dei disagi sociali che potrebbero gravare sulle casse dello Stato. In realtà non ci sarebbe nessun guadagno da parte dell'erario”.
Se dovesse essere approvata, questa legge non sarebbe un ritorno al passato?
“No, sarebbe molto peggio. Negli ultimi decenni si è molto intensificata la tratta di esseri umani. La criminalità organizzata, sia essa dell'Est Europa o dell'America Latina, si è ingrandita e, di pari passo, è aumentata anche la domanda della prostituzione. Ci sarebbe la legalizzazione di un fenomeno che nel frattempo si è 'imbestialito' ed è diventato ancor più criminale e offensivo nei confronti della donna. Non torneremmo magicamente a prima della legge Merlin, ma si andrebbe incontro a una situazione che, con il passare degli anni, si è evoluta come un cancro, quindi è ancora più drammamtica. Veramente non posso immaginare che lo Stato italiano smetta di fare la cosa giusta, ossia organizzarsi e collaborare a livello internazionale per sgominare le bande che trafficano in esseri umani. Vorrei poi aggiungere una cosa…”
Dica…
“Apprezziamo alcune battaglie della Lega, come quella sull'utero in affitto, contro cui ha recentemente, e giustamente, tuonato il ministro Salvini da Bari. Un partito che ha questa posizione non può, però, essere favorevole alla legalizzazione della prostituzione, che è uno stupro in affitto. Se il Carroccio vuole intercettare il voto moderato e cattolico deve fare un lavoro importante di coerenza interna, che deve essere cristallina. Perché su questo non faremo sconti”.
Voi siete molto attenti ai problemi antropologici; quello dello sfruttamento sessuale possiamo annoverarlo tra questi?
“Assolutamente sì. E questo è solamente uno degli aspetti del problema generale che si sta avendo in questi ultimi decenni. Sul discorso della sessualità stanno saltando alcuni paletti fondamentali. La legalizzazione della la prostituzione è uno di questi. Bisogna, però, anche chiedersi dove abbia origine la domanda che è in aumento con toni sempre più imbestialiti e osceni. Un altro problema della nostra società riguarda anche la comprensione e l'educazione a una sana sessualità. Ci rammarica moltissimo vedere che invece di colpire questa esigenza di sessualità malata, spesso si attaccano le identità e le relazioni sessuali dei più giovani con piani di intervento ideologici, come quello del gender. Con questi progetti si stanno, in sostanza, formando i clienti del futuro, che non saranno capaci di crearsi una famiglia sana, con una relazione autentica tra uomo e donna, ma andranno alla ricerca di qualcosa di diverso, di trasgressivo. Questa per CitizenGo è una battaglia a 360 gradi. Bisogna rimettere in ordine una serie di punti fissi, in primis la dignità della persona e il rispetto dell'identità della stessa. E' un lavoro che ovviamente andrà avanti per decenni, ma con la collaborazione di associazioni che sono sul campo, possiamo fare molto per informare i cittadini”.
Per arginare il fenomeno della prostituzione, non sarebbe più opportuno approvare una legge come quella già in vigore in Francia e Scandinavia che punisca i clienti?
“Certo. Ma per fare questo prima bisogna prima compiere un altro passo: riconoscere che il cliente della prostituzione sta finanziando la tratta di esseri umani. Se invece si continua a pensare alla prostituzione come un 'magico mondo' di donne che si sottopongono liberamente e volontariamente a stupri per qualche manciata di euro, allora è chiaro che non si vede perché si dovrebbe punire la persona che semplicemente risponde a quest'offerta economica. Il primo punto è riconoscere il fenomeno nella sua realtà. Per questo noi chiediamo alle istituzioni che si faccia un punto ufficiale su questa problematica. E' necessaria una fotografia di quali siano i traffici nazionali e internazionali che portano allo sfruttamento di queste ragazze. In secondo luogo chiediamo che venga riconosciuto che la quasi totalità del fenomeno è in mano alla criminalità. Sulla base di queste informazioni si potrà poi concludere che il cliente che cerca di entrare in questo mercato sta finanziando il mercato della tratta di esseri umani. A questo punto si potrà combattere e punire la clientela, anche con forme di maggiore evidenza sociale per creare uno stigma nei loro confronti. Per noi questa è la strada giusta. Noi nella petizione abbiamo scritto: 'Un uomo deve avere il terrore di uscire di casa in cerca di schiave sessuali'. Deve avere paura che si scopra che sta andando a finanziare direttamente la tratta. Dobbiamo dirlo in modo molto chiaro, senza ipocrisie”.