LaĀ CaritasĀ del Bangladesh ha ottenuto il permesso dalle autoritĆ di Dhaka per portare aiuti e sfamare i profughi musulmaniĀ RohingyaĀ rifugiati nel sud del Paese. James Gomes, direttore regionale della Caritas a Chittagong, fa sapere di āaver avuto il permesso di operare per 60 giorni. In seguito, se verrĆ rinnovata la concessione, continueremo a portare aiutoā.
520mila profughi
Dall'inizio dell'emergenza umanitaria, sono entrate sul suolo bengalese oltreĀ 520mila personeĀ provenienti dal confinante Myanmar, Stato conosciuto anche con il nome di Birmania. I profughi sono in fuga dalle violenze perpetrate sia dai militari birmani,Ā sia dai ribelli rohingya armati (lāArakan Rohingya Salvation Army) nello stato birmano di Rakhine. Tra i fuggitivi, riportano i responsabili della Caritas, non ci sono solo musulmani, ma anche tanti indĆ¹. Il governo della premier Sheikh Hasina, dopo aver aperto le frontiere, ha perĆ² sottolineato che gli sfollati resteranno in Bangladesh solo fino al termine dellāemergenza, e in seguito dovranno fare ritorno ai luoghi dāorigine.
Mons. Rozario: “Condizioni terribili”
Mons. Gervas Rozario, presidente del braccio sociale della Chiesa cattolica in Bangladesh, ha parlato dell'operazione della Caritas in Bangladesh ad AsiaNews. āCon il sostegno economico di Caritas Internationalis – ha detto Rozario – abbiamo iniziato a distribuireĀ ciboĀ a 70mila persone e continueremo per i prossimi due mesiā. Il vescovo ha anche riferito che i volontari di Caritas Bangladesh stanno collaborando con i funzionari del World Food Program, impegnati nellāassegnazione di riso, mentre lāassociazione della Chiesa distribuisce legumi, zucchero, sale e olio. Inoltre, ogni giorno prepara pasti caldi per 10mila famiglie, per un totale di quasi 70mila individui.
Mons. Rozario, che ĆØ anche vescovo di Rajshahi e vice presidente della Conferenza episcopale del Bangladesh, ha visitato ilĀ campo profughi bengalese di Ukhiya, nel distretto di Coxās Bazar, e ha descritto sull'organo di informazione del Pime le condizioni in cui vivono gli sfollati. āLa loro situazione ĆØĀ terribileĀ ā ha testimoniato ā in particolare per quanto riguarda donne e bambini, i piĆ¹ vulnerabili. Hanno bisogno di cibo, beni di prima necessitĆ , luoghi in cui ripararsi, medicineā. Tanti hanno visto parenti e amici uccisi davanti ai loro occhi e non riescono a dimenticare lāorrore di quelle violenze. Come Sukina Begum, 35 anni, che ha assistito allāuccisione del suocero e dice: āSiamo grati alla Caritas per il sostegno che ci sta dandoā.
Aung San Suu Kyi
Sul ruolo del governo birmano nella crisi umanitaria, mons. Rozario ritiene che esso stia āritardandoĀ le discussioni con le autoritĆ del Bangladesh. Credo che Aung San Suu Kyi sia impotente di fronte al governo dei militari. Invece per stabilire la pace cāĆØ bisogno di democrazia. Solo laĀ democraziaĀ ĆØ la porta per la paceā.
Papa Francesco in Myanmar
Papa FrancescoĀ visiterĆ ilĀ MyanmarĀ e ilĀ BangladeshĀ il prossimo mese. ArriverĆ a Yangon, la piĆ¹ grande cittĆ birmana, il 27 novembre. Nella Capitale Naypyidaw avrĆ modo di avere colloqui separati con il Presidente in carica Htin Kyaw e la premier Aung San Suu Kyi, che ricopre sia il ruolo di Consigliere di Stato sia quello di Ministro degli Esteri. ParlerĆ anche con il vertice della organizzazione buddhista nazionale birmana e il vertice del Comando militare birmano.