Senza figli non c’è futuro. Qualcuno continua a ripeterlo come un mantra. Altri se ne disinteressano. Altri ancora, come il governo ungherese, ha deciso di passare dalle parole ai fatti per innalzare l’indice di natalità. Lo ha spiegato oggi Katalin Novak, ministro della Famiglia ungherese. A Verona per partecipare al Congresso Mondiale delle Famiglie, la Novak ha incontrato in un elegante albergo un ristretto numero di giornalisti per spiegare le misure pro-famigliea attuate nel suo Paese.
La ricetta ungherese
La Novak ha sottolineato che “la situazione demografica è difficile anche in Ungheria”, ma a differenza di altrove Budapest ha deciso di correre ai ripari, consapevole che la denatalità non si supplisce con l’arrivo massiccio di immigrati. Il governo di Viktor Orban, forte di una maggioranza schiacciante in Parlamento, ha attuato una serie di misure fin dal 2010 che stanno producendo risultati importanti. Il ministro ha spiegato che “ogni anno dedichiamo il 4,8% del nostro Pil alla tutela delle famiglie”. Una cifra che rappresenta “più del doppio rispetto a quanto veniva investito fino al 2010”, ha sottolineato. La Novak ha quindi presentato nuove misure che stanno per essere inaugurate. “Dal primo luglio – ha spiegato – le nuove giovani coppie unite in matrimonio potranno avere un sostegno dello Stato di 35mila euro circa come mutuo a fondo perduto, che potranno usare per l’acquisto di ciò che vogliono”. E non è finita. “Se dalla loro unione nasceranno figli, non dovranno rimborsare un euro”. Ancora, sempre dal primo luglio lo Stato contribuirà a ripagare un mutuo bancario per l’acquisto di una casa per le famiglie che mettono al mondo dei figli, nonché nuovi aiuti economici per l’acquisto della prima automobile e della prima casa. Dal primo gennaio, invece, novità in vista per le donne e per i nonni; questi ultimi – ha detto il ministro – “potranno rimanere a casa a badare ai nipoti piccoli, con una sorta di bonus bebè, se i genitori lavorano”. Entrerà poi in vigore “una nuova misura che esenta le donne che hanno partorito il quarto figlio alla tassa irpef per tutta la vita”. Del resto – sottolinea la Novak – “bisogna dare alle donne la possibilità di scelta”. In Ungheria, “una madre può restare col figlio per tre anni dalla nascita, ma può anche decidere di tornare al lavoro ricevendo lo stesso i sussidi statali”.
“Italia, prendi esempio”
E i risultati? Presto detto: “Da tempo – afferma la Novak con orgoglio – registriamo un aumento record di matrimoni e un calo di divorzi” e l’indice di natalità dà segnali di risveglio: è passato dall’1,2 all’1,6 figli per donna. Dati in controtendenza rispetto all’Italia, dove le coppie che scoppiano sono aumentate del 70% negli ultimi vent’anni, mentre sono diminuiti del 12% i matrimoni e il calo demografico sembra un pozzo senza fondo. L’avviso della Novak al nostro Paese è chiaro: “L’Europa sta andando incontro a un suicidio, se rinuncia alla cultura cristiana e ad aiutare la nascita di figli europei. Non vogliamo assistere a questo suicidio con le braccia incrociate”. Sollecitato da In Terris, il ministro ungherese si è pronunciato anche sulle polemiche che hanno accompagnato il Congresso Mondiale delle Famiglie. Ha spiegato che in Ungheria il clima è diverso, perché “c’è consenso dell’opinione pubblica nei confronti delle politiche familiari, i giovani ungheresi sono contenti di ricevere incentivi per formare una famiglia”. E poi osserva: “Stranamente spesso proprio chi si definisce liberale, e che quindi dovrebbe incoraggiare lo scambio di opinioni diverse, non accetta di ascoltare chi non la pensa come lui”. E forse, in un’Europa sempre meno fertile, sarebbe utile ascoltare la ricetta ungherese per blandire nei giovani l’innata energia a formare una famiglia.
Il ministro Katalin Novak, tra la traduttrice e l'Ambasciatore ungherese presso l'Italia