La pandemia ridisegna la vita in fabbrica. Cambiano i paradigmi delle relazioni tra aziende e sindacati. La priorità oggi è affrontare insieme l’emergenza sanitaria ed economica. Il Covid-19 raccontato dalla trincea del lavoro. Interris.it ha intervistato Andrea Famiglietti, esperto di risorse umane. Una lunga esperienza lavorativa in multinazionali dell’industria.
Gestione della pandemia
Dal settore dell’automative a quello dell’acciaio, Andrea Famiglietti si trova a gestire gli effetti della pandemia. In grandi organizzazioni aziendali. E’ autore di documentati e apprezzati libri sulla vita d’impresa. Come “Correndo con il diavolo. Anime in saldo al mercato del lavoro” (Aldenia). Da navigato manager d’industria, affronta l’emergenza Sars-Cov-2 in uno dei principali poli siderurgici d’Europa.In che modo la crisi Covid incide sulle dinamiche sindacali in azienda?
“L’espansione repentina dei contagi. Dei ricoveri. Dei decessi. Questo fosco scenario ha avuto impatti pesanti sull’intera filiera produttiva del Paese. Avvicinando sindacati e aziende nelle soluzioni da adottare. Affinché produttività e occupazione siano tutelate. Nel modo più bilanciato possibile. E nella direzione comune della tutela della salute. Dell’innovazione dei processi manageriali e produttivi. In un’ottica di maggiore consapevolezza. Ambientale. Energetica. Ecologica”.Come sono cambiare le relazioni industriali con le variazioni imposte dalla crisi Covid all’organizzazione interna alle aziende?
“Eventi epocali di questa portata segnano una svolta. Obbligano istituzioni, associazioni datoriali e sindacali ad una maggiore unità. E a profonde riflessioni. Sul modo di adeguare la rotta dell’economia al vento della storia. Le relazioni industriali dovranno aggiornare l’agenda. Su temi e soluzioni non più procrastinabili”. Quali?
“I temi che riguardano lavoro agile e Welfare. Formazione. Innovazione tecnologica . Evoluzione delle professionalità. In modo che tutto ciò non sia relegato alla contrattazione fra parti sociali e aziende. Ma venga preso in carico anche dai governanti”.Il grado di conflittualità sociale nelle imprese è aumentato o diminuito con la pandemia?
“E’ diminuito. In ragione di un male comune. Che avvicina posizioni solitamente più distanti”.Quanto incide la pandemia sul modo di gestire le risorse umane?
“Incide. Proporzionalmente alla velocità. E all’efficacia che le aziende dimostrano nel predisporre misure. E soluzioni compatibili con le esigenze di tutela della salute. Esigenze aumentate dopo la comparsa del Covid19. Alcune strutture sopravviveranno meglio a questa tempesta. Quelle maggiormente in grado di accettare la fine di una fase. E l’inizio di un’altra epoca. Dove il modo di lavorare e la gestione del personale dovranno essere più snelle e decentrate”.Quale sarà il lascito della crisi Covid in termini di organizzazione aziendale e di dinamiche sindacali nelle imprese?
“L’eredità che il Covid-19 lascerà sarà simile ad una città bombardata da ricostruire. Perciò corrisponderà essenzialmente ad un’opportunità di rinnovamento morale. Le parole del premier Mario Draghi centrano bene il punto”.In cosa?
“Soprattutto nel paragonare la situazione attuale al secondo dopoguerra. Perché saremo chiamati ad una coesione maggiore. Che diminuirà gli egoismi. Eleverà le coscienze. Ci abituerà a porre il ‘noi’ davanti all’’io’. E offrirà alle generazioni future una classe dirigente migliore. Umanamente ancor prima che professionalmente”.