La Colombia scende in strada per dire “sì alla vita”. Sabato scorso, 4 maggio, ci sono state manifestazioni molto partecipate in tutto il Paese sudamericano in occasione della 13esima edizione della Marcia Nazionale per la Vita. Fonti vicine agli organizzatori parlano di oltre 500mila persone che hanno sfilato in 61 città.
Sabato prossimo un'altra Marcia
In particolare, quest'anno i partecipanti hanno espresso il proprio rifiuto a quanto stabilito nell'ottobre 2018 dalla Corte costituzionale della Colombia, ossia che l'aborto può essere eseguito in quasiasi fase della gravidanza. Così i colombiani hanno agitato il motto “Scelgo le 2 vite” per sostenere che è importante la vita della madre quanto quella del concepito. Jesús Magaña, presidente della piattaforma “Unidos por la Vida”, che ha organizzato la Marcia, ha detto in un'intervista ad AciPrensa che l'11 maggio ancora più persone manifesteranno contro l'aborto e l'eutanasia. “Riteniamo che sia un'ingiustizia contro i diritti umani che una sorta di selezione di persone inizi ad essere fatta come se fossimo un prodotto industriale“, ha spiegato ancora secondo Radio Caracol. La massiccia partecipazione – la riflessione di Magaña – ha “dimostrato che la Colombia è un paese che ama e difende la vita dal concepimento alla morte naturale”.
Anche contro l'eutanasia
La 13esima Marcia Nazionale per la Vita colombiana è stata altresì occasione per esprimere ferma opposizione all'eutanasia. La Corte costituzionale dopo una sentenza del 2017 ha chiesto al Congresso di licenziare una legge per applicarla. Sostegno alla Marcia è giunto anche dalla Conferenza episcopale colombiana, i vescovi in una nota hanno ricordato che ogni vita è sacra “dal suo inizio alla sua fine naturale”, tuttavia, è minacciata dall'aborto, dall'eutanasia, dall'omicidio, dal suicidio e dalla violenza. “E 'quindi necessario – l'indicazione dei presuli – assumersi il compito di difendere la vita, il che significa accettarla, riceverla come un dono sacro, offrirle tutte le opportunità di crescere e svilupparsi con dignità”.