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Il Senato accelera sulla “via italiana all'eutanasia”

Ce ne ricorderemo alle urne”. Il popolo del Family Day, forte dei “quattro milioni di voti” che alcuni sondaggi attestano al movimento, affila tutte le armi pacifiche che ha a disposizione e ingaggia la sua battaglia contro il Biotestamento, arrivato inopinatamente oggi in Conferenza dei Capigruppo del Senato e prossimo ad entrare in Aula.

Gandolfini: “Legge ideologica ed antiscientifica”

Nel corso di una conferenza stampa avvenuta proprio a Palazzo Madama, il prof. Massimo Gandolfini, presidente del Family Day, ha ribadito la netta opposizione a quello che definisce “tutt'altro che un favore ai malati”, bensì un metodo “surrettizio” per spianare la strada alla “via italiana all'eutanasia”. Non si tratta di libertà di scelta: per fugare un fraintendimento diffuso presso l'opinione pubblica, è stato ricordato che è prassi consolidata fin dal 1993 che ogni paziente possa liberamente decidere se accettare o rifiutare qualsiasi terapia gli venga proposta, in assoluta coerenza con il mandato costituzionale.

Gandolfini, che è neurochirurgo, ha definito la legge “ideologica, antiscientifica, che rischia di aumentare la mortalità“, la considera dunque “inemendabile”. Si tratta di una legge che depotenzia il ruolo del medico. Per questo il Family Day chiede che venga inserito un articolo che “condanni ogni forma di eutanasia, di tipo omissivo o attivo” e che “le disposizioni anticipate di trattamento (Dat), previste dal testo, non siano vincolanti per il medico”. La richiesta è dunque che ai camici bianchi venga offerta la possibilità dell'obiezione di coscienza. “Troviamo assurdo che in una legge così sensibile, che concerne la vita del paziente, un medico sia costretto ad agire anche in contrasto rispetto alla propria coscienza”, ha osservato Gandolfini.

Gigli: “Medici a un bivio”

Gli ha fatto eco Gian Luigi Gigli, deputato di “Per l'Italia” e presidente del Movimento per Vita italiano (MpV), il quale da medico (è neurologo) ha spiegato che “se dopo l'approvazione di questa legge mi trovassi in pronto soccorso un paziente con un grave ictus che avesse lasciato scritto sulle Dat che non vuole essere intubato, io mi troverei nell'infelice condizione di scegliere di non intubarlo, facendolo morire, oppure di dargli una possibilità, sapendo che l'ictus è malattia ad alta mortalità ma che spesso consente una sopravvivenza persino senza esiti invalidanti”. A questo punto – ha osservato Gigli – “nel caso scegliessi di non rispettare le Dat, lui potrebbe sopravvivere, e mi ringrazierebbe, ma potrebbe anche ritrovarsi in grave invalidità, e in questo caso mi ritroverei una denuncia“.

Il presidente del MpV ha evidenziato un altro nodo clinico della legge: “Idratazione e nutrizione nel testo vengono definite terapie, a prescindere dal loro contesto clinico”, ha detto. Esse invece, ha spiegato Gigli, possono essere terapie ma anche semplicemente sostegno vitale. “E definire per legge cosa siano, significa scavalcare la possibilità di un uso corretto di queste sostanze”. È per questo – ha continuato Gigli – “che si sta introducendo l'eutanasia omissiva, nel testo è prevista la non responsabilità del medico dal punto di vista penale e civile, perché si sa che la legge va ad infrangere gli articoli del codice penale relativi all'omicidio del consenziente e al suicidio assistito”.

E se il paziente ci ripensa?

Un altro problema di carattere clinico ed etico lo ha sollevato il dott. Renzo Puccetti, specialista in Medicina interna e bioeticista. “Esiste un'ampia letteratura sulle Dat – ha affermato – che dimostra che esse sono un pessimo strumento per far rispettare l'autonomia decisionale del paziente, ma anzi fanno impennare la mortalità anche di sei volte”. Puccetti ha spiegato quanto riportato sulla rivista Medical Economics: in molti casi, “migliaia circa”, pazienti che preventivamente avevano chiesto nel testamento biologico di non essere rianimati in caso di ricovero per ictus, scompensi, etc., si sono trovati a cambiare idea una volta in rianimazione, ma in certi casi i medici per legge sono costretti a non poter intervenire. E obbligate ad attuare le Dat saranno – puntualizza ancora la legge – tutte le strutture sanitarie, comprese quelle cattoliche che per motivi etici vorrebbero opporsi.

La questione dei minori

C'è poi la questione dei pazienti minorenni, sollevata dall'on. Eugenia Roccella (Idea). Lei ha spiegato che questa legge lede la patria potestà, in quanto sul destino di pazienti minorenni non sarà necessario il consenso dei genitori per sospendere le terapie. “Potremmo avere anche in Italia un caso come quello di Charlie Gard, ha detto la Roccella.

“Sono un medico, non un boia”

La battaglia si sposta ora tra i banchi del Senato. Hanno promesso che sono pronti a opporre una diga contro l'approvazione della legge Gian Marco Centinaio (Lega Nord), Gaetano Quagliariello (Idea), Maurizio Gasparri (Forza Italia), Marco Rampelli (Fratelli d'Italia), Maurizio Sacconi (Energie per l'Italia). A sostenerli, fuori dai Palazzi, il popolo del Family Day. “Alle prossime elezioni ci ricorderemo anche di chi si è opposto a questa legge”, chiosa Gandolfini. Pronta anche una campagna che coinvolgerà medici da tutta Italia e invaderà la Rete dall'eloquente titolo “Sono un medico, non un boia”.

Senato - Family Day su Biotestamento
dott. Renzo Puccetti, avv. Francesco Cavallo, prof. Massimo Gandolfini, avv. Simone Pillon

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