Nella giornata contro la violenza sulle donne è ipocrita non ricordare le troppe donne costrette ad abortire dalla situazione socio-economica contro il loro desiderio di maternità, una violenza pagata con anni di sofferenze e rimorsi come testimoniano i casi che afferiscono ai percorsi riabilitativi attivati dai Centri di Aiuto alla Vita. Per tutte le donne chiediamo politiche che assicurino la libertà di non abortire“. Lo dichiara in una nota il deputato Gian Luigi Gigli (gruppo “DeS-Cd”), presidente del Movimento per la Vita Italiano.
“Assurdo anche – sottolinea Gigli – che le due donne che presiedono la Camera dei Deputati e la Commissione Giustizia di Montecitorio non abbiano sentito il dovere morale di calendarizzare le proposte di legge Gigli e Bini per il contrasto alla prostituzione attraverso la punizione del cliente, secondo il cosiddetto 'modello nordico'. Anche le prostitute sono vittime di violenze come tratta degli esseri umani, stupri, aborti forzati, coercizioni e maltrattamenti. Anche su loro non si è sentita una voce”.
La proposta di legge Bini è sostenuto dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha lanciato una campagna intitolata “Questo è il mio Corpo”, una raccolta di firme per chiedere al legislatore di approvare la norma che punisce il cliente delle persone costrette a prostituirsi. Si tratta di una strategia che si è rivelata efficace ne Paesi scandinavi e di recente anche in Francia.
Sulla falsariga di questa legge si sono mossi nelle ultime settimane diversi sindaci e amministrazioni d'Italia. Si ricorda l'ordinanza voluta dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, e quella analoga del Comune di Rimini.