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Il referendum sull'aborto si avvicina

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Il tema dell'aborto torna ad essere centrale in Irlanda. È stata incandescente la vigilia di oggi, giorno in cui il Governo si riunisce a Dublino per individuare una data in cui chiamare i cittadini ad esprimersi con un referendum su una legge per legalizzare l'interruzione volontaria di gravidanza.

Il sondaggio pre-referendum

Un antipasto del referendum (che dovrebbe tenersi tra maggio e giugno prossimi) si è avuto la scorsa settimana, con un sondaggio lanciato dall'Irish Times che chiedeva agli irlandesi: “Voterai per cambiare la Costituzione in modo che il Governo possa legalizzare l'aborto fino a 12 settimane di gravidanza, o voterai per non cambiare la Costituzione?”. Ebbene, il 56% ha detto che voterebbe a favore, il 29% voterebbero contro, e il 15% ha dichiarato di non sapere o non ha espresso alcun parere. La forbice tra favorevoli e contrari si amplia ancora di più se si considera soltanto il parere dei giovani: il 74% di quelli tra i 18 e i 24 anni vorrebbe l'aborto legale.

La legge irlandese

Insieme alla Polonia, l'Irlanda è il Paese europeo che ha la legge più restrittiva sul tema dell'aborto, vietato in quasi ogni circostanza: dal 2013 è consentito nel caso in cui sia a rischio la sopravvivenza della gestante. Del resto la Costituzione irlandese, ad oggi, protegge la vita fin dal concepimento. L'ottavo emendamento, inserito dopo un altro referendum che si tenne nel Paese nel 1983, stabilisce che feto e madre hanno uguale diritto alla vita.

L'Irlanda che cambia

Ma l'Irlanda è profondamente cambiata rispetto a 35 anni fa. L'impronta cattolica sull'isola si è gradualmente dissolta. La pratica religiosa ha subito un calo, così come le vocazioni, e inoltre sono avvenuti degli episodi che attestano un radicale cambiamento in chiave secolare della società. Nel 2015 un'altra espressione di democrazia diretta ha legalizzato il matrimonio omosessuale: il 62,1% degli elettori si schierò a favore di questa innovazione, che ha inserito il cosiddetto “matrimonio egualitario” nella Costituzione. Cinque anni prima, nel 2010, era stato invece istituito il registro delle unioni civili, un apripista – come avvenuto anche in altri Paesi – delle nozze gay. E pensare che ancora nel 1993 l'omosessualità in Irlanda era considerata reato. Sembra un'era fa: l'attuale primo ministro Leo Varadkar, colui che ha detto che aspetta la modifica della Costituzione per proporre una legge sull'aborto, è omosessuale dichiarato.

La longa manus di Soros sull'Irlanda

La svolta culturale dell'Irlanda è alimentata anche dal denaro di influenti gruppi di pressione. Lo scorso novembre è emerso che la Fondazione Open Society, presieduta dal magnate George Soros, avrebbe finanziato in modo illecito la campagna a favore dell'aborto sull'isola dell'organizzazione internazionale Amnesty International. La piattaforma on-line CitizenGo aveva segnalato la formale accusa dell'agenzia governativa di vigilanza sull'elargizione di fondi, la Sipo (Standars in Public Office Commission), nei confronti di Amnesty, per aver violato la legge sui finanziamenti a “scopi politici”. L'organizzazione umanitaria avrebbe, infatti, ricevuto sovvenzioni da enti stranieri non direttamente operanti nel Paese.

La voce della Chiesa

Una voce cattolica prova comunque a levarsi dall'Isola Smeraldo. In un messaggio pastorale mons. Kevin Doran, presidente del gruppo sulla bioetica della Commissione episcopale irlandese, ha commentato: “Se la società accetta che un essere umano abbia il diritto di porre fine alla vita di un altro, allora non è più possibile rivendicare il diritto alla vita come diritto umano fondamentale per nessuno“. Il presule ritiene che legalizzare l'aborto significa aprire una breccia nella società irlandese. “Se concediamo qualsiasi motivo all’aborto – ha scritto – gli stessi argomenti saranno usati per giustificare la fine della vita di persone anziane, fragili o con disabilità significative. Se attraversiamo questa frontiera, non sarà facile tornare indietro“.

La Chiesa irlandese ha annunciato che, qualsiasi cosa succeda alla Costituzione, si stanno studiando le vie – riferisce l'AgenSir – per “essere in grado di offrire ulteriore sostegno alle donne perché possano scegliere la vita non solo per il bambino ma per loro stesse”. A fine agosto a Dublino sarà presente Papa Francesco per l'Incontro Mondiale delle Famiglie.

I gruppi “pro-life”

Chi tenterà fino all'ultimo a non arrendersi a quella che oggi appare una probabile vittoria dei “sì” all'aborto sono le tante organizzazioni “pro-life” irlandesi. Cora Sherlock, portavoce della campagna contro l'abrogazione dell'ottavo emendamento, ha detto: “Il dibattito vero e proprio non è ancora iniziato e l'opportunità di mantenere intatta la Costituzione non ha ancora avuto l'attenzione che merita. Quando ciò avverrà, sono fiduciosa che i sondaggi si sposteranno in una direzione pro-vita“. In tutta l'isola i “pro-life” si stanno dando da fare allestendo banchetti e distribuendo volantini.

Uno di questi – distribuito dal gruppo Love Both – ha suscitato polemiche, perché ricorda che nella vicina Gran Bretagna, dove l'aborto è legale, il 90% dei bambini con  sindrome di Down viene abortito. L'organizzazione Down Sindrome Ireland ha sottolineato che “le persone con sindrome di Down non dovrebbero essere utilizzate come argomento per entrambe le parti in questo dibattito”.

Federico Cenci: