Non ce l'ha fatta Isaiah Haastrup, il piccolo di 12 mesi ricoverato al King's College Hospital, in Gran Bretagna, rimasto vittima di un grave danno cerebrale subito dopo la nascita. Il bambino sopravviveva grazie alla ventilazione di alcuni macchinari, che ieri i medici hanno staccato.
Intorno alla sorte di Isaiah si era giocata una battaglia tra i genitori e il personale sanitario dell'ospedale, il quale riteneva che le condizioni del bambino non potessero migliorare e che, non rispondendo alle stimolazioni, non fosse “nel suo miglior interesse” continuare a vivere.
Il processo è iniziato nel novembre 2017, quando i giudici hanno vietato al papà di andare a visitare il piccolo, per via di un diverbio tra l’uomo e alcuni operatori sanitari. La questione è andata avanti per mesi, con appelli, consultazioni e il susseguirsi di pareri degli esperti. Alla fine l'Alta Corte britannica ha dato ragione ai medici, ritenendo fosse la scelta migliore staccare le spine al piccolo. A nulla è valso il ricorso dei genitori alla Corte europea dei diritti dell'uomo.
L'annuncio della morte di Isaiah è stato dato da Emmanuele Di Leo, presidente di Steadfast Onlsu, che su Facebook ha scritto: “Il piccolo guerriero #Isaiah è salito al cielo. Come un vero guerriero ha combattuto eroicamente”. Di Leo sottolinea che nonostante gli sia stata tolta la respirazione artificiale, “il nostro piccolino ha dato prova della sua forza respirando autonomamente”. Il presidente di Steadfast si chiede poi quante altre vittime innocenti verranno mietute in Gran Bretagna “prima di riuscire a comprendere che il valore della vita non si basa sulla sua qualità?! Mi stringo, ci stringiamo a papà Lanre, mamma Lakesha e a tutta la famiglia. #PrayForIsaiah“.